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Bari, pizzo ai venditori di fuochi d’artificio: 15 anni per il figlio del boss Caldarola

È una condanna ben superiore alle richieste dell'accusa quella stabilita dal gup di Bari, Francesco Vittorio Rinaldi per Ivan Caldarola, figlio del boss Lorenzo. Il giudice ha disposto pene dai due anni e quattro mesi a 15 anni di reclusione per tre imputati, ritenuti affiliati al clan Strisciuglio, finiti a processo (in abbreviato) con l'accusa…
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È una condanna ben superiore alle richieste dell’accusa quella stabilita dal gup di Bari, Francesco Vittorio Rinaldi per Ivan Caldarola, figlio del boss Lorenzo. Il giudice ha disposto pene dai due anni e quattro mesi a 15 anni di reclusione per tre imputati, ritenuti affiliati al clan Strisciuglio, finiti a processo (in abbreviato) con l’accusa di aver chiesto il pizzo ai venditori abusivi di fuochi d’artificio del quartiere Libertà, nel capoluogo pugliese. Stando a quanto emerso dalle indagini, per punire uno dei venditori che si era rifiutato di pagare, la notte del 24 dicembre 2018 avrebbero sparato alcuni colpi di pistola contro la saracinesca del suo locale.

La pena più alta, ma disposta in continuazione con altre condanne, è stata inflitta al 25enne Caldarola. Gli altri due imputati, Antonio Raggi e Saverio De Santis, sono stati condannati rispettivamente a otto anni e due anni e quattro mesi di reclusione. Il pm Marco D’Agostino della Dda di Bari aveva chiesto 10 anni di reclusione per Caldarola, 6 anni e 7 mesi per Raggi e 4 anni e 8 mesi per De Santis.

Il gup ha disposto un risarcimento anche per la Regione Puglia e il Comune di Bari, parti civili nel processo. Agli imputati erano contestati a vario titolo i reati di estorsione aggravata dal metodo mafioso, porto e detenzione d’arma da fuoco e alcuni episodi di spaccio di droga.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i tre imputati avrebbero chiesto dai 100 ai 300 euro a bancarella. In un’occasione, Caldarola avrebbe anche chiesto 4mila euro, oltre a mille in fuochi d’artificio, per «dare il pensiero» al padre Lorenzo, per mantenere amici e parenti in carcere e per la «spesa di Natale». L’inchiesta nasce da una più ampia indagine sul controllo dello spaccio nel quartiere Madonnella di Bari e sui contrasti tra i clan Strisciuglio e Palermiti per il predominio sulla piazza.

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