Non intende lanciare alcuna sfida alla Procura di Bari che, nei giorni scorsi, ha notificato a lui e ad altre 17 persone l’avviso di conclusione delle indagini sulla presunta compravendita avvenuta alle amministrative di Grumo Appula e alle regionali del 2020 e poi alle comunali di Triggiano nel 2021. Soprattutto, però, Sandro Cataldo, leader del disciolto movimento Sud al Centro, respinge al mittente le accuse di trasformismo.
Qualcuno ha interpretato l’elezione a consigliere metropolitano del suo amico Vito Labianca come una sfida alla magistratura che indaga su di lei: è così?
«Non intendo lanciare alcuna sfida alla Procura, come impropriamente scrivono alcuni giornali. Non è nel mio stile né avrei il potere di farlo. Attendo solo che la giustizia faccia il suo corso e che questa inchiesta in cui sono coinvolto in prima persona veda la parola fine. Tengo a precisare che nutro il massimo rispetto per i giudici e ho la massima fiducia nel loro operato. Mi considero ormai fuori dalla politica e da qualsiasi ruolo o incarico, non coltivo particolari ambizioni da questo punto di vista in attesa degli esiti dell’inchiesta giudiziaria a mio carico».
Eppure, in occasione dell’insediamento del Consiglio metropolitano di Bari, l’intervento di Vito Labianca ha rilanciato il movimento Sud al Centro. Anzi, il consigliere bitontino ha parlato di rinascita. In che senso?
«A dire il vero non ne sono al corrente. Ho appreso dalla stampa le dichiarazioni di Vito Labianca che comunque è e resta persona con la quale c’è un vero rapporto di amicizia. Intanto devo precisare che Sud al Centro, un movimento civico che negli anni è cresciuto, si è affermato e che ha contribuito al successo elettorale degli schieramenti, non poteva essere rappresentato in via esclusiva dal sottoscritto. Principi e obiettivi sono sempre stati ampiamente condivisi da diverse persone, da iscritti, simpatizzanti e amministratori comunali del territorio che in questi anni hanno aderito al movimento. Mi sono dimesso dalla carica di segretario organizzativo all’indomani dell’inchiesta e non intendo interessarmi in questo particolare momento storico. Ribadisco, non intendo sfidare nessuno poiché non c’è nessuno da sfidare. Ritengo che il futuro di Sud al Centro sia nelle mani di coloro che hanno aderito nel corso di questi anni a un progetto politico basato sul civismo, di amministratori e politici che hanno compreso i bisogni dei cittadini all’interno di un contenitore di idee che è cresciuto e si è diffuso in tutta la provincia di Bari. E questo è un dato concreto».
Sempre in occasione delle elezioni del Consiglio metropolitano, il sindaco Vito Leccese ha parlato di trasformismo con un evidente riferimento ai movimenti civici: che ne pensa?
«Le dichiarazioni e le accuse da parte del sindaco di Bari, alla luce dei rapporti che egli intratteneva regolarmente con Sud al Centro, ci sembrano del tutto inopportune e strumentali. Mi chiedo cosa possa essere cambiato o se gli uomini cambino a seconda delle circostanze. È molto strano che adesso si facciano queste considerazioni quando, in occasione dell’ultimo incontro, ho addirittura ceduto a Leccese la mia sedia in segno di ospitalità e rispetto».
Se non fosse scoppiata l’inchiesta in cui lei è coinvolto, Sud al Centro chi avrebbe sostenuto alle primarie del centrosinistra barese?
«Credo sia opportuno fare dei passaggi ai mesi precedenti e nell’immediatezza dell’inchiesta. In quel periodo, come tutte le forze politiche dell’area progressista, avevamo interlocuzioni con entrambi i candidati, Vito Leccese e Michele Laforgia. Con loro abbiamo avuto anche diversi incontri che si sono tenuti nella nostra sede in via De Giosa. Il giorno prima del mio arresto l’attuale sindaco Leccese era venuto a farci visita insieme con il governatore Michele Emiliano alla presenza di tutti i componenti del direttivo di Sud al Centro. In quella occasione l’attuale sindaco ci chiese il sostegno nella prospettiva delle primarie che si sarebbero dovute svolgere. Il mese precedente fu sempre Leccese, all’epoca capo gabinetto del sindaco Antonio Decaro, a convocarmi nel suo ufficio per chiedere il sostegno ufficiale di Sud al Centro alla sua candidatura. Dieci giorni prima del mio arresto, sempre Vito Leccese, venne a farci visita presso l’ufficio dove lavoravo. Del resto, in un periodo pre-elettorale, questi incontri erano del tutto fisiologici alle candidature a sindaco. Un ulteriore incontro con Leccese lo ebbi, insieme con i rappresentanti di Sud al Centro, allo Showville, in occasione della manifestazione di presentazione della sua candidatura che venne ufficializzata proprio in quella circostanza. Lo stesso Michele Laforgia, sempre due giorni prima del mio arresto, venne a farci visita in sede per chiederci il sostegno alle primarie».
Quali rapporti ci sono tra lei e Leccese e tra lei e Laforgia?
«Con Leccese ho sempre avuto ottimi rapporti. Nel corso di questi ultimi dieci anni mi sono sempre confrontato con lui per questioni di natura politica e che avevano a che fare con il Comune di Bari. Michele Laforgia lo conoscevo meno dal punto di vista politico. Ricordo che in una occasione mi invitò a una manifestazione politica da lui organizzata nel porto di Bari. Successivamente ho avuto modo di incontrarlo in altre tre o quattro occasioni, compreso l’incontro nella sede del movimento».
Quindi Sud al Centro chi aveva deciso di sostenere alle primarie?
«Ricordo perfettamente che il giorno del mio arresto avevamo in programma, alle 10 del mattino, un direttivo nel quale avremmo dovuto sciogliere le nostre riserve e indicare il candidato da sostenere alle primarie. Non è stato più possibile per ciò che è poi accaduto».
Un commento su “Bari, parla Cataldo: «Niente sfide ai pm. Leccese e Laforgia mi chiesero i voti» – L’INTERVISTA”