«Lavoro, equilibrio, gruppo, amore». Quattro parole dal significato profondo per Andrija Novakovich. L’attaccante statunitense del Bari, 28 anni, con passaporto serbo, approdato in prestito dal Lecco, sta vivendo un anno a dir poco speciale: l’arrivo in Puglia l’estate scorsa per riscattare la sfortunata parentesi con il club lombardo; prima ancora la nascita della sua piccola, accolta tra le braccia dopo un parto emozionante in casa; oggi un presente sul campo in crescendo: 3 gol e un assist in 13 partite con la maglia biancorossa nel campionato di Serie B, ma soprattutto la sensazione di poter guardare al futuro con grande fiducia.
Salve Andrija, come si sente?
«Benissimo, grazie!»
Due reti in due partite, dove vuole arrivare?
«Eh, il più alto possibile, sono contentissimo, ma ora non mi devo più fermare».
Il suo record in B è di 11 gol con il Frosinone, crede si possa battere?
«Certo, c’è sempre l’opportunità, coltivandola giorno dopo giorno. Bisogna concentrarsi nel fare il massimo, poi vedremo. I gol sono importanti, ma il mio pensiero è rivolto più alla squadra, non ai record personali».
Come sta andando la sua esperienza con il Bari?
«Bene, ho trovato un gruppo fantastico, sano, composto da bravi ragazzi che vogliono dare tutto, profondendo grande impegno. Sono tutti disponibili, nello spogliatoio si respira una bella atmosfera. Bisogna credere in questo, perché è il gruppo che fa la differenza».
Sul piano personale qual è stato l’impatto con Bari?
«Buono. Ho ritrovato qualche vecchio amico: Maiello e Citro, con cui ho condiviso l’esperienza al Frosinone quattro anni fa, si sono rivelati preziosi. Mi hanno dato una mano ad ambientarmi meglio, dispensando consigli utili per capire la piazza e trovare casa. Con loro ho scoperto anche le bontà gastronomiche baresi (ride, ndr)».
Si sente pronto per trascinare l’attacco biancorosso?
«Cerco sempre di farmi trovare pronto, poi tocca al mister fare le scelte. Nel reparto offensivo ci sono tanti calciatori dall’alto potenziale. Il mio obiettivo è cogliere al volo le opportunità quando si presentano e dimostrare il mio valore. Nel calcio si vive sulle montagne russe, bisogna restare tranquilli e lavorare sempre al massimo».
Come giudica invece il bilancio del Bari dopo le prime 13 gare?
«Il gruppo sta molto bene. Stiamo facendo un percorso importante. Ma dobbiamo essere molto equilibrati, perché il calcio è stranissimo. Di una cosa però sono convinto…»
Dica…
«Il lavoro paga, questo è il mio credo. Dobbiamo continuare a martellare, sperando che i risultati ripaghino i nostri sforzi».
Dove crede possa arrivare alla fine questo Bari?
«Non si sa mai cosa può accadere nel calcio. Siamo una squadra che può raggiungere traguardi importanti, tuttavia non amo fare promesse. So che siamo forti, lo stiamo dimostrando, ma bisogna perseverare di settimana in settimana».
Le do un dato: a partire dalla quinta giornata, a mercato chiuso, il Bari è quarto, alle spalle di Sassuolo, Pisa e Spezia. È solo un caso?
«No, non è un caso. Noi spingiamo al massimo ogni giorno».
Qualche rimpianto sui 6 pareggi di fila?
«Questo è il calcio, le gare vanno affrontate una alla volta. Ciò che possiamo controllare è solo il nostro rendimento. Ma ora guardiamo avanti, inutile voltarsi indietro».
Crede che sia Longo il valore aggiunto del Bari?
«Parliamo di un allenatore bravo e preparato. È forte anche il suo staff. Ha delle idee molto chiare, che prova ad inculcare con grande sintonia. Una bella persona anche sul piano umano, il rapporto con lui è ottimo. Un uomo aperto con tutti. Se c’è un problema ci mette sempre la faccia: questo è un fattore davvero molto positivo».
Parliamo delle sue caratteristiche: si può dire che sia un attaccante moderno, a cui manca un po’ di cattiveria per fare il salto di qualità?
«Le dico la verità: io cerco di fare il massimo ogni volta che scendo in campo. Se il mister mi chiede di fare il terzino, faccio il terzino. È vero, so di poter fare più gol, mi metto in gioco ogni giorno, cercando di superare le mie debolezze e miei limiti. Credo tanto in me stesso e nella squadra».
Quanto pensa di poter crescere ancora?
«Posso essere un po’ più veloce e, come detto, un po’ più cattivo. Mi ritengo un attaccante ben strutturato fisicamente, ma sono in grado di essere efficace anche nel gioco palla a terra, quindi non soltanto come punta centrale».
Meglio l’attacco a due punte?
«Sì, siamo tanti e tutti sul pezzo».
C’è un compagno nello spogliatoio che guarda con maggiore ammirazione?
«Ce ne sono diversi che rappresentano un esempio per tutti. Calciatori esperti, che ti permettono di avere un’altra prospettiva. Kevin (Lasagna, ndr) è uno di questi».
Riavvolgiamo il nastro della sua vita, qual è stato il momento chiave?
«Quando sono andato via dall’America: ero da solo e avevo 17 anni. Sono venuto in Europa a cercare il mio sogno senza avere nessuno accanto. È stata dura, ma è andata bene».
Lei ha cambiato spesso casa nella sua vita, come l’ha accolta Bari?
«Mi creda, in modo speciale, ci troviamo molto bene. Sono qui con la mia famiglia e la mia piccola. Bari è una città calda dal punto di vista umano, tutti son sempre pronti a darmi una mano. Per il resto la Puglia è bellissima. Siamo stati fortunati».
Come passa le sue giornate al di fuori del campo?
«Con mia figlia, ha appena 10 mesi. Fa sempre tanto ‘casino’, ma è troppo bello essere diventato padre. La sua nascita mi ha dato ancora più stimoli e motivazioni per raggiungere i miei obiettivi sportivi. È stata una ventata di positività nella mia vita».
Torniamo alla sua carriera. Lei è in prestito con diritto e obbligo di riscatto: vede Bari nel suo futuro?
«È ancora presto per parlarne. Voglio vivere giorno per giorno per migliorare e fare le cose per bene. Certamente mi trovo in una grande società; Bari è una piazza speciale, con una tifoseria importante. Come detto mi trovo benissimo, quindi mai dire mai».
Andrija, salutiamoci tornando sul campionato: metterebbe la firma per i playoff?
«Tutto è possibile, ma come detto serve equilibrio. Questa dev’essere la parola chiave del nostro campionato».