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Bari, Natale tra fritture selvagge e regole ignorate nella città vecchia

Nel labirinto di pietra di Bari vecchia, nelle ultime settimane, il Natale ha portato con sé un cambiamento evidente. Le «sgagliozze», simbolo storico della gastronomia popolare, sembrano aver ceduto il passo alle «popizze», protagoniste di una nuova ondata di fritture preparate direttamente in strada. Una scena che si ripete ogni sera, tra vicoli affollati, turisti…
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Nel labirinto di pietra di Bari vecchia, nelle ultime settimane, il Natale ha portato con sé un cambiamento evidente. Le «sgagliozze», simbolo storico della gastronomia popolare, sembrano aver ceduto il passo alle «popizze», protagoniste di una nuova ondata di fritture preparate direttamente in strada. Una scena che si ripete ogni sera, tra vicoli affollati, turisti incuriositi e residenti sempre più perplessi. Il rito è sempre lo stesso con tavoli improvvisati, pentoloni colmi di olio bollente, fornelli sistemati a pochi passi dalle abitazioni e bombole del gas esposte senza alcuna protezione. Nessuna insegna, nessuna autorizzazione visibile, nessuna garanzia sul rispetto delle norme igienico-sanitarie. Tutto avviene all’aperto, in spazi pubblici trasformati di fatto in cucine abusive.

Il profumo del fritto fa da richiamo. I visitatori, attratti dall’idea di assaporare un prodotto autentico, si fermano, scattano foto, acquistano. In molti casi ignorano che quella vendita avviene fuori da qualsiasi circuito regolamentato, senza scontrini fiscali e senza controlli sugli ingredienti utilizzati o sulle modalità di conservazione degli alimenti. La questione va oltre il folklore. L’assenza di regole comporta rischi concreti: dalla possibile contaminazione del cibo alla gestione pericolosa delle fiamme libere in strade strette e affollate. Un mix che, in un periodo di massima presenza turistica, potrebbe trasformarsi in un problema serio per la sicurezza pubblica.

A subire le conseguenze sono anche gli operatori regolari del settore, che lavorano nel rispetto delle norme, sostengono costi per licenze, affitti e controlli sanitari e si trovano a competere con un mercato parallelo totalmente fuori legge. Una concorrenza sleale che danneggia l’economia locale e alimenta un senso diffuso di ingiustizia.

Bari vecchia continua così a vivere una contraddizione profonda: luogo simbolo dell’accoglienza e della tradizione, ma anche zona franca dove le regole sembrano sospese. Senza un intervento deciso delle istituzioni, il rischio è che la festa si trasformi in un’abitudine difficile da sradicare, lasciando in eredità degrado, insicurezza e un’immagine distorta della città.

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