Lady orecchiette è volata a Singapore per proporre le orecchiette baresi in chiave asiatica. Nunzia Caputo da via dell’Arco Basso è arrivata nella principale delle 58 isole dello stato insulare che confina con la Malesia e l’Indonesia per dar vita a un singolare mix gastronomico, una sorta di gemellaggio di prodotti e ingredienti da sposare insieme a sua maestà l’orecchietta barese. Sulle tavole della Metropoli asiatica le orecchiette sono convogliate a nozze con il pesce fresco della zona. Un connubio che, a sentire chi ha avuto la possibilità di degustare il piatto, ha raggiunto livelli astronomici di blasone culinario. Non a provare a imparare a fare e a mangiare le orecchiette artigianali baresi, alla corte di Nunzia nel mezzo dell’oceano asiatico è arrivato, anche, sua altezza reale, il maggior generale, Tunku Ismail Idris, principe reggente della Malesia dal 28 gennaio 2024.
“Ottime”, ha esclamato dopo che le ha degustate. “Sarebbe bello se le donne del mio Paese, imparassero a farle e a prepararle”, ha commentato dopo aver assistito a una dimostrazione della signora delle orecchiette. Ma, senza cadere nella spicciola blasfemia, richiamando la frase pronunciata dal Messia e riportata nei Vangeli, «nemo profeta in patria», riflettendo la difficoltà di essere riconosciuti e rispettati nella propria terra natale, Nunzia passa dagli apprezzamenti stranieri alle beghe nazionali. L’ultima riguarda un Reel di Instagram, pubblicato dalla giornalista e conduttrice televisiva Benedetta Parodi, con il quale è stata promossa l’attività di produzione e vendita delle orecchiette dell’Arco Basso a Bari Vecchia citando, in particolare, Nunzia Caputo.
A salire sugli scudi per la trovata della Parodi è stato Gaetano Campolo il CEO di Home Restaurant Hotel Srl che, dopo aver presentato, all’inizio di quest’anno un paio di esposti in Procura dai quali ne è nata una indagine, ha deciso e annunciato la sua volontà di di denunciare Benedetta Parodi, responsabile, a detta di Campolo di essere, con quel video social, promotrice di «illegalità» perché «complice di attività che ledono l’immagine del Made in Italy e vicine ad ambienti lobbistici».
Un’accusa, che il manager della ristorazione calabrese dovrà provare all’autorità giudiziaria con l’intento di aprire un secondo filone di indagine sulla questione della produzione e vendita delle tradizionalissime orecchiette tra i vicoli del borgo antico del capoluogo pugliese. Una vicenda che negli ultimi mesi sta dividendo a metà l’opinione pubblica tra chi è favorevole e chi, invece, risulta essere fortemente contro.