Bari, la preside ai genitori: «Ascoltate i vostri figli. Non fatemi chiamare dagli assessori regionali»

Non la manda a dire, come al solito. Strenua combattente per i suoi studenti, nota per il rispetto delle regole ma amata per la disponibilità all’ascolto di tutte le voci che non sono numeri, all’appuntamento con i genitori per gli open day parla senza peli sulla lingua.

L’ammonimento

Tina Gesmundo, preside del liceo Salvemini, al quartiere Japigia di Bari, pochi passi dal “regno del boss Savino Parisi”, parla a loro, ai genitori, perché «questo è il mio ultimo anno, mi posso permettere di guardare le cose dal punto di vista di chi è stata 23 anni professoressa e 18 preside. Ho visto una scuola cambiare – ammonisce – le generazioni cambiare, il mondo cambiare verso un vuoto cosmico di valori, posso mettermi alla finestra e guardare il passato e vedere il presente».

L’emergenza educativa

«Questa scuola va molto di moda, l’anno scorso 400 iscrizioni, tra i quali anche teppistelli, che fotografano le targhe dei professori, che sfottono un compagno per un brutto voto, perché in sovrappeso, perché troppo magro – denuncia – In questa città c’è un’emergenza educativa, 3 ragazzini hanno sparato a un migrante per provare una pistola. Non c’entrano i social, c’entrate voi genitori che sovrapponete i vostri desiderata alle vite dei vostri figli, educate a coltivare solo il mito del successo e del denaro, e quando sarete vecchi vi abbandoneranno in una casa di cura e a 18 anni si faranno di Ketamina. C’è un grande sindacalismo da parte dei genitori, una sottovalutazione di certi comportamenti che io stigmatizzo e loro difendono, “sono ragazzate” ma – avverte – non funziona così, perché poi piangiamo davanti alle bare bianche con i palloncini e i peluche. I ragazzi sono fragili, quando si fa del male a un compagno che ha diversità da noi, le reazioni possono essere varie. La scuola deve prevenire, nessun prevaricatore dell’altro».

La “Bari bene”

Non si risparmia: «Poi ci sono quelli della Bari-bene che mi fanno chiamare dagli assessori regionali per raccomandare i figli, i padri innamorati dell’indirizzo sportivo pensando di avere in casa dei calciatori, quelli del Cambridge che camminano con la puzza sotto al naso e s’aspettano i viaggi, ma da qui – garantisce – non si parte se per tutti gli altri devo rinunciare alla carta igienica. Ecco, se dovete venire qui a fare tutte queste cose, andate altrove».

La lezione dell’ascolto

«E in ogni caso ascoltate i vostri figli, insegnate la cura, non a coltivare sogni di gloria e di ricchezza, questa è una scuola dedicata a un oppositore del fascismo, portatene rispetto», ricorda. Perché, ed è evidente, «Non possiamo nasconderci più dietro un dito – riprende – io ho una scuola di ragazzi che mi adorano, perché sono vera e loro si aspettano l’onestà da me».

La scuola di moda

La dirigente non tollera che si scelga il Salvemini perché “va di moda”: «mi da fastidio, si sceglie perché ti fidi della scuola e condividi un’idea, io credo al rapporto di fides tra i genitori e la scuola, che va rispettato. Proprio perché il liceo Salvemini è in periferia, si difende con i suoi valori, non con la moda. Non bisogna iscrivere i ragazzi in una scuola perché piace a te, genitore, tu lo devi iscrivere ascoltandolo. Voi vi fate uno storytelling sui vostri figli – accusa – una narrazione, invece loro si appartengono, fanno la loro storia. Al Salvemini si rispettano le regole, ma se mi mandate persone che sono contro le regole, voi vi fate autogol».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version