di Alceste Neri
All’indomani dell’approvazione della riforma della giustizia che punta, essenzialmente, alla separazione delle carriere tra magistratura inquirente e quella requirente, esprime la sua opinione in merito, il procuratore distrettuale antimafia di Bari e Foggia, Roberto Rossi, secondo il quale «il lavoro che fa la Procura e che fanno i giudici è quello di voler difendere i cittadini.
Con questa riforma, qualora dovesse essere varata definitivamente, la magistratura avrà meno forza, meno capacità di tutele e meno indipendenza per tutelare i cittadini. Quello che noi vogliamo fare – continua Rossi – è solo tutelare i cittadini». Saremmo stati molto più contenti, continua il magistrato, «e penso che i cittadini sarebbero stati molto più contenti se, invece di fare queste riforme inutili e che riducono il potere della magistratura, ci venissero date più forze e più strumenti, insieme alla possibilità di agire effettivamente nei confronti dei soggetti che delinquono e non riducendo, di fatto, la possibilità di poterli arrestare».
Per quanto riguarda il referendum, «sono certo – ha continuato – che i cittadini capiranno che per la loro difesa bisogna votare no. Il problema non è nostro, anzi come pubblici ministeri», spiega il numero uno della Procura barese, «probabilmente avremo anche più potere e questo è, certamente, un aspetto negativo della riforma della giustizia».
Quello «che noi, invece, vogliamo fare è permettere ai cittadini di aiutarci a difenderli. Uno degli esempi più calzanti di modifiche normative errate è l’interrogatorio preventivo che mette nelle condizioni il presunto colpevole di sapere, da subito, che la vittima lo ha denunciato, e questa non mi sembra, affatto, una maggiore tutela che lo Stato offre al cittadino».
La stessa cosa, aggiunge il procuratore, «vale per quanto riguarda l’aspetto legato alle restrizioni dell’uso della custodia preventiva cautelare che di fatto finisce per favorire il dilagare di fatti e eventi delittuosi con la consapevolezza, da parte di chi li compie, di sapere di non rischiare di poter essere arrestato subito dopo commesso il reato, qualora scoperto dalle forze di polizia e dalla magistratura».










