Lo sciopero simbolico delle pastaie di Bari Vecchia, scaturito dalle accuse di vendere orecchiette industriali spacciandole per artigianali, ha aperto un nuovo capitolo nella storia di questa antica tradizione.
La vicenda si è talmente allargata da arrivare al “The Times” di Londra, il quale ha sollevato un dibattito sulla necessità di conciliare l’autenticità del prodotto con il rispetto delle norme igienico-sanitarie e della legalità.
Pastaie a lezione di legalità
Mentre le donne che da generazioni impastano e modellano le orecchiette chiedevano maggiore tutela e comprensione, le istituzioni hanno risposto con un’iniziativa concreta. Grazie all’impegno di Raffaele Diomede e Pasquale Bacco, è stato avviato un percorso di formazione e adeguamento per le pastaie, con l’obiettivo di garantire la qualità del prodotto e la sicurezza alimentare, senza snaturare la tradizione.
«L’arco Basso è un simbolo di Bari, un luogo che attira turisti da tutto il mondo – afferma Diomede -. È nostro dovere preservare questa tradizione, ma anche fornire alle signore gli strumenti necessari per operare in modo legale e sicuro».
Il progetto prevede un’ampia formazione sulle norme igieniche, sulla tracciabilità dei prodotti e sulla gestione delle attività commerciali. Le pastaie saranno inoltre supportate nell’adeguamento dei loro spazi di lavoro. «La nostra arte è radicata nella tradizione familiare – spiega Nunzia Caputo, una delle signore più esperte -, ma è importante guardare al futuro e rispettare le regole».