Possono i suoni, a tratti fastidiosi e a tratti inquietanti, dei macchinari presenti all’interno della terapia intensiva neonatale trasformarsi in una melodia? Ci ha pensato Emanuele Arciuli, pianista di origine salentina, titolare della cattedra di pianoforte al Conservatorio «Piccinni» di Bari e da circa due anni accademico effettivo di Santa Cecilia, nella Capitale.
Il rumore in melodia
Ne ha parlato all’agenzia di stampa Agi, la dottoressa Raffaella Cavallone, neonatologa dell’ospedale «Di Venere» di Carbonara. «Emanuele ha deciso di armonizzare quelli che per me sono allarmi e suoni quotidiani del mio lavoro, per unirlo al suo – ha affermato la dottoressa – Come se fosse un altro risvolto della sofferenza, per raccontare che dietro chi soffre c’è sempre una grande luce pronta a levarsi».
Gli hanno fatto eco le parole del primario Michele Quercia, secondo cui grazie alla musica, come linguaggio universale per eccellenza, è possibile superare i rumori di sottofondo di medici e infermieri. «Studi scientifici hanno dimostrato che la musicoterapia nei neonati vulnerabili può regolare la frequenza cardiaca, migliorare il ritmo respiratorio e favorire l’aumento di peso», ha dichiarato il primario sempre all’Agi. Grazie alla melodia del maestro pianista Arciuli è stato possibile dare nuova vita ai suoni freddi degli strumenti di sorveglianza ospedalieri per trasformare quello che è ritenuto un rumore in melodia.
I numeri dei prematuri
Il numero dei neonati prematuri in Italia, vale a dire quelli nati prima delle 37 settimane di gestazione, è ancora alto, tra i 25mila e i 30mila all’anno, con un’incidenza che oscilla tra il 7 e il 10%. La terapia intensiva direttamente in sala parto fu introdotta all’interno dell’ospedale «Di Venere» nel 2022, grazie ad un’incubatrice e un ventilatore polmonare carrellato corredato di un sistema di umidifcazione e riscaldamento dei gas, collegati per mezzo di un braccio meccanico.