Torna a fare notizia Alessandro Cataldo, fondatore del movimento politico Sud Al Centro, arrestato lo scorso 4 aprile nell’ambito di un’inchiesta su una presunta compravendita di voti. Del 17 ottobre l’udienza preliminare durante la quale è stata depositata un’attività d’indagine successiva relativa a un interrogatorio reso da Nicola Sansolini, ex dirigente della Asl Bari difeso dall’avvocato Antonio La Scala, arrestato per presunte tangenti sugli appalti di manutenzione di apparecchiature elettromedicali. Durante l’interrogatorio a Sansolini vengono poste domande sui rapporti intercorsi con Cataldo relative a incontri avvenuti all’interno di un istituto privato di formazione.
Uno, in particolare, organizzato da un imprenditore, considerato dagli inquirenti un personaggio chiave nell’indagine sulle mazzette in cambio di appalti alla Asl. Incontri durante i quali Sansolini apprese che sarebbe stato spostato dal suo incarico dalla Asl, «per il suo bene» ricevendo rassicurazioni in merito all’acquisizione di altri impieghi su Bari. Incontri finalizzati a conoscere «amici». Rappresentanti di una società di Roma che faceva apparecchiature elettromedicali alla quale «dare una mano». Circostanze durante le quali i telefoni cellulari venivano lasciati in un’altra stanza; si legge nelle carte dell’interrogatorio. E da qui in poi ancora incontri, nomi di aziende, messaggi intercorsi tra Cataldo e altri, e fotografie.
Tra queste ultime, una che ritrae Cataldo, su una sedia a rotelle, all’esterno di un Bar di Triggiano, in compagnia del pregiudicato Christian Luca Strisciuglio. Una fotografia consegnata alla Procura da un ex maresciallo della Guardia di Finanza, condannato a un anno e 6 mesi per induzione indebita, che avanzò dei dubbi sull’operato della Digos incaricata di svolgere indagini sulla ipotizzata corruzione elettorale a Triggiano. Tra le altre foto, una ritrae il voto espresso nei confronti di candidati a sostegno del sindaco uscente di Triggiano. Da qui la scelta del giudice di tornare in aula il 5 dicembre per dare modo agli avvocati di acquisire i nuovi atti.
La difesa
Proprio riguardo al deposito d’attività d’indagine successiva, così si è espresso il difesnore di Cataldo, l’avvocato Mario Malcangi: «Secondo me è una documentazione che serve soltanto “ad colorandum”, a dare colore, nel senso che Sandro Cataldo era indubbiamente un personaggio politico».
«In quanto tale – ha proseguito il legale – aveva rapporti con migliaia di persone. Lui risponde di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, si ipotizza una consorteria criminosa finalizzata a comprare i voti per Triggiano e per le regionali. Perché dico è “ad colorandum questa situazione”? Perché si mostra Sandro Cataldo come una specie di maneggione. Ma se si guardasse l’agenda o il telefono di grossi esponenti della politica si troverebbero contatti di ogni tipo. Chi fa politica vive di contatti e di incontri. Così gli imprenditori. Tutte vicende che servono a fare rumore e colore. È tutta strumentalizzazione. Materiale da maneggiare con cura».