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Mafia a Bari, il procuratore aggiunto Giannella: «Voto di scambio? I criminali non fanno differenze»

«I componenti delle associazioni criminali coinvolti in queste vicende non fanno grandi differenze su chi rapportarsi». Lo ha affermato, rispondendo a una domanda sul fenomeno del voto di scambio, il procuratore aggiunto Francesco Giannella, coordinatore della Direzione distrettuale Antimafia di Bari, nel corso di un'audizione davanti alla Commissione parlamentare Antimafia. Giannella ha ricordato di aver…
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«I componenti delle associazioni criminali coinvolti in queste vicende non fanno grandi differenze su chi rapportarsi». Lo ha affermato, rispondendo a una domanda sul fenomeno del voto di scambio, il procuratore aggiunto Francesco Giannella, coordinatore della Direzione distrettuale Antimafia di Bari, nel corso di un’audizione davanti alla Commissione parlamentare Antimafia.

Giannella ha ricordato di aver «già manifestato la mia preoccupazione per un fenomeno che è molto antico nella città di Bari».

Le indagini, ha proseguito, «ci rivelano che è una questione piuttosto trasversale» e ha spiegato di aver voluto sollevare la questione del punto di vista «sociale, sociologico, culturale e rappresentare l’abitudine dei cittadini ad essere troppo rilassati su questo tema».

Quanto alle possibili soluzioni rispetto a questo fenomeno, Giannella ha poi aggiunto: «Nei casi in cui abbiamo contestato lo scambio politico-mafioso o elettorale-politico-mafioso o la procura ordinaria ha contestato la corruzione elettorale, tutto è avvenuto sulla base di intercettazioni avvenute in ambito di procedimenti che nascevano per altri fini. Il dato investigativo – ha evidenziato – non consente di suggerire delle soluzioni tecniche per rendere più efficaci le norme di contrasto al voto di scambio. Io personalmente come elettore mi sentirei di dire che ci vorrebbe più controllo reale, non bastano le norme».

Secondo Giannella servirebbe più controllo rispetto alla gente che entra «nei seggi con i cellulari»; «occorre che i presidenti di seggio siano rigorosi e inflessibili», sottolinea facendo notare tuttavia che «se una persona consegna un cellulare e l’altro lo tiene in tasca, prende in giro il seggio elettorale ma può benissimo scattare la foto al voto che sta esprimendo».

Giannella, concludendo, ha constatato che «il voto è segreto» e quindi non si possono «mettere cento milioni di telecamere». Per il procuratore aggiunto di Bari «è davvero complicato immaginare un meccanismo pratico che possa servire a impedire di fatto l’esercizio del voto di scambio nel concreto».

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