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Bari, genitori a processo: offese alla docente durante il colloquio scuola-famiglia

Un colloquio pomeridiano, uno di quelli che in genere scorrono rapidi tra voti, osservazioni e incoraggiamenti, si è trasformato in un episodio di tensione culminato in un’aula giudiziaria. È finita infatti davanti al giudice monocratico di Bari la coppia di genitori che, secondo l’accusa, avrebbe rivolto frasi offensive e intimidatorie a una docente di un…
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Un colloquio pomeridiano, uno di quelli che in genere scorrono rapidi tra voti, osservazioni e incoraggiamenti, si è trasformato in un episodio di tensione culminato in un’aula giudiziaria. È finita infatti davanti al giudice monocratico di Bari la coppia di genitori che, secondo l’accusa, avrebbe rivolto frasi offensive e intimidatorie a una docente di un istituto tecnico statale della città, durante un incontro scuola-famiglia.

La vicenda

Al centro della vicenda c’è la figlia, una studentessa del terzo anno. La professoressa, insegnante di ruolo con oltre quindici anni di esperienza, stava illustrando l’andamento scolastico della ragazza quando, stando alla ricostruzione contenuta negli atti, il confronto si sarebbe improvvisamente acceso. Sarebbero volate parole e frasi pesanti, come «non capisci niente, fai un altro mestiere», avrebbe detto la coppia, accusando la docente di aver valutato ingiustamente la giovane e di non «saper insegnare». La situazione sarebbe precipitata in pochi minuti. La docente, sorpresa dalla veemenza del tono, avrebbe tentato di riportare il colloquio a un livello civile, ma senza successo. Secondo l’accusa, i due genitori avrebbero continuato a inveire, arrivando a sfiorare la soglia della minaccia. A quel punto, l’insegnante ha deciso di rivolgersi alla dirigente scolastica, che le ha consigliato di procedere con una denuncia formale.

Le accuse

Il fascicolo aperto dalla Procura ha portato ora i genitori a rispondere di minacce e oltraggio a pubblico ufficiale, reato che nel caso di insegnanti in servizio è configurabile in quanto il docente, durante l’esercizio delle sue funzioni, è equiparato a un pubblico ufficiale. La difesa della coppia sostiene che non vi sia mai stata intenzione di minacciare, ma solo un «Momento di esasperazione» dovuto a preoccupazioni e ansie per il rendimento scolastico della figlia. Dall’altra parte, la docente ha ribadito in aula di essersi sentita «Umiliata e intimidita» e di aver vissuto l’episodio come un attacco personale e professionale, che l’ha molto spaventata.

La situazione

Il caso riporta l’attenzione su un clima che molti insegnanti denunciano da tempo: un progressivo deterioramento del rapporto tra scuola e famiglia, con un aumento di episodi di aggressività verbale e, talvolta, fisica. Un fenomeno che, secondo i sindacati, sta contribuendo a rendere più difficile il lavoro quotidiano dei docenti, spesso chiamati a gestire non solo la formazione degli studenti, ma anche tensioni emotive e aspettative sempre più pressanti da parte dei genitori. La dirigente ha invitato tutte le famiglie a «Ritrovare il senso del dialogo», ricordando che «La scuola non è un campo di battaglia, ma un luogo di crescita condivisa». Un appello che, dopo questa vicenda, suona più attuale che mai.

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