Di tutti i nuovi appartamenti costruiti a Bari, non ce n’è uno che risulti invenduto. A dare la notizia è il vicepresidente dell’Istituto nazionale di architettura, nonché ex presidente dell’Ance (Costruttori edili) di Bari, Beppe Fragasso. In pratica se negli anni appena trascorsi, grazie al Piano casa, Bari si è riempita di cemento per oltre un milione di metri cubi, ai costruttori non sarebbe rimasto neanche un appartamento invenduto. Ma cosa è successo? Chi ha acquistato? «Per quanto riguarda le nuove costruzioni – conferma Fragasso – non c’è invenduto a Bari. Perché Bari è la terza città in Italia per vendita di appartamenti a non residenti. Acquistano da fuori Bari, sono i fondi immobiliari ad acquistare, ma anche i locali».
Eppure i prezzi degli appartamenti nuovi (sui 3.000 euro a metro quadro) non sono abbordabili per tutti. «I prezzi non sono abbordabili, ma i ritorni sono molto forti, perché se poi si attrezzano per fare b&b o affitti turistici puoi arrivare a guadagnare anche 300 euro al giorno. Un investimento conveniente. La cifra di ventimila appartamenti sfitti mi pare un dato enorme, ma è un dato possibile. Penso che ce ne siano una metà sfitti e l’altra metà affittati in modo familiare, cioè a nero, a studenti, o lavoratori. Il motivo per cui non si affitta è che poi per il proprietario è difficilissimo poter rientrare in possesso dell’appartamento».
Analisi condivisa anche dai piccoli proprietari di case. «Innanzitutto il proprietario ha timore di mettere in casa degli inquilini per il rischio di morosità e sappiamo che è molto diffusa. Gli strumenti per entrare in possesso degli appartamenti – precisa Giuseppe Simone, presidente di Appc (Associazione piccoli proprietari di case) – ci sono però le lungaggini della giustizia italiana. Proprietari facoltosi preferiscono più pagare l’Imu al 10,6 per mille piuttosto che correre il rischio di ritrovarsi un inquilino moroso. A questo si aggiunge il fenomeno delle locazioni turistiche che poi si traducono in problema per che le famiglie, gli studenti, i lavoratori fuori sede, le giovani coppie hanno difficoltà a trovare alloggi a prezzi convenienti. Noi abbiamo suggerito al Comune di pubblicizzare ancora di più i canoni agevolati perché forse molti proprietari non ne sono ancora a conoscenza. Con i contratti a canone agevolato per uso abitativo, il Comune concede la riduzione dell’aliquota Imu dal 10,6 per mille al 3 per mille. Una sostanziale riduzione, noi abbiamo proposto di ridurre ancora per incentivare i proprietari di casa a rivolgersi alla locazione agevolata rispetto a quella turistica».
«Sui 20mila appartamenti sfitti il Comune – puntualizza l’assessore all’Emergenza abitativa Nicola Grasso – si sta muovendo con il canone concordato, proponendo agevolazioni sull’Imu e c’è a cascata la forte riduzione dell’Irpef e della Tari. Stiamo valutando di creare un fondo di garanzia per i proprietari nel momento in cui ci siano inquilini morosi, stiamo cercando di essere più attivi sul mercato immobiliare per far incontrare domanda e offerta perché la situazione si è complicata con l’effetto delle locazioni a scopo turistico».