Avrebbero imposto a un imprenditore, titolare di una grossa azienda ittica, l’assunzione di un dipendente e prezzi di favore per esponenti del clan. Per questo il Tribunale di Bari ha condannato in primo grado, rispettivamente a 12 anni e 8 mesi e 9 anni e 8 mesi di reclusione, Tommaso Parisi (detto Il cinese) e Paolo Bruni, ritenuti vicini al clan Parisi del capoluogo pugliese, imputati per estorsione aggravata dal metodo mafioso.
I fatti risalgono al periodo compreso fra il 2014 e 2019 quando l’imprenditore e la sua famiglia hanno denunciato gli estortori spinti dall’allora sindaco di Bari, Antonio Decaro. Oggi Decaro, candidato per il centrosinistra alla presidenza della Regione Puglia, era in aula con loro per la lettura del dispositivo della sentenza. «Sono contento – ha detto lasciando palazzo di giustizia – perché la sentenza dimostra che lo Stato c’è e che se vogliamo allontanare la criminalità organizzata dalla nostra comunità dobbiamo reagire e dobbiamo denunciare».
La condanna pronunciata è superiore alla richiesta della Procura per effetto della continuazione con una sentenza emessa dalla Corte di Appello di Bari il 21 ottobre 2019. Bruni è stato interdetto per cinque anni dai pubblici uffici. Interdizione perpetua per Parisi. Il Tribunale ha condannato anche al risarcimento delle parti civili che sarà liquidato in un altro procedimento. «Siamo soddisfatti perché la vicenda si chiude con un esito favorevole – commenta il legale delle parti civili, Vito Castiglione Minischetti dello studio Fps – che restituisce serenità ai miei assistiti».
Il legale ha poi ricordato che «la denuncia fu fatta su impulso e suggerimento di Decaro» e che la sentenza «ha accolto le richieste della Procura».