Il Comune di Bari deve accelerare sull’adozione della legge regionale n. 36 del 2023, che consente interventi di ristrutturazione, recupero e sostituzione edilizia con l’introduzione di nuove volumetrie. A poco meno di ventiquattr’ore dall’audizione in Commissione urbanistica, alla quale parteciperanno anche il sindaco, Vito Leccese e i dirigenti comunali competenti, è questa la richiesta congiunta dell’Ordine degli Ingegneri di Bari e dell’Ance Bari-Bat: chiarire tempi e criteri di attuazione della norma, ma anche di spiegare come siano stati scelti i 202 immobili vincolati, oggi esclusi da qualsiasi possibilità di intervento.
La disputa
La legge, approvata dalla Regione Puglia lo scorso dicembre, permette ai Comuni di individuare le zone urbane B e C (quelle con maggiore capacità espansiva ed edificabile) in cui applicare procedure semplificate per la rigenerazione del patrimonio edilizio esistente. Un’opportunità, sottolineano gli ingegneri e i costruttori, per rimettere in sicurezza edifici vecchi e energivori, spesso collocati nei quartieri storici come Libertà, Madonnella o San Pasquale, dove il degrado strutturale è sempre più evidente. «La legge n. 36/23 può essere uno strumento utile per riconvertire immobili fatiscenti e avviare piccoli interventi di rigenerazione», spiega Nicola Bonerba, presidente di Ance Bari-Bat. «Non possiamo più temporeggiare: il Comune ha la facoltà di individuare le aree in cui applicare la norma e deve farlo subito. Ci auguriamo che la riunione del 30 novembre chiarisca finalmente come intende procedere».
La richiesta
Uno dei punti chiave sollevati dalle due categorie riguarda la monetizzazione degli standard urbanistici, cioè la possibilità per i costruttori di versare al Comune una somma equivalente al valore delle aree che, nelle zone più dense, non è possibile destinare a verde o parcheggi. «Nelle aree centrali non ci sono più spazi liberi», si legge nella nota congiunta, «per questo la legge regionale consente di monetizzare le aree mancanti, destinando poi le risorse a nuovi spazi pubblici o interventi di rinaturalizzazione nelle zone limitrofe».
Gli immobili vincolati
L’Ance e l’Ordine degli Ingegneri chiedono inoltre al Comune di chiarire i criteri con cui è stato redatto l’elenco dei 202 immobili vincolati. «Siamo passati da 47 a oltre 200 vincoli in pochi mesi, e tra questi ci sono anche edifici già demoliti», sottolinea Bonerba. «Nessuno vuole cancellare la storia architettonica di Bari, ma è necessario capire con quale criterio sono stati dichiarati “insostituibili”. Solo così gli investitori potranno sapere se e dove è possibile intervenire». Secondo gli ingegneri, la priorità è mettere in sicurezza la città. Negli ultimi otto mesi, sette edifici sono stati evacuati per rischio crollo: un campanello d’allarme che non può essere ignorato. «Con la legge 36 ci si concentra sul costruito e su chi lo vive», conclude Bonerba.









