Una bimba di appena 18 mesi, arrivata al Policlinico di Bari con ustioni sul 40% del corpo a seguito di un incidente domestico, è stata salvata grazie a un nuovo approccio terapeutico: la chirurgia biogenerativa, che riduce la mortalità e accorcia i tempi di guarigione.
Il modello terapeutico innovativo adottato dall’azienda ospedaliero universitaria barese è una combinazione avanzata di tecniche mini-invasive che consente di evitare interventi di chirurgia tradizionale, ridurre il rischio di complicanze, abbreviare i tempi di guarigione e migliorare la qualità degli esiti cicatriziali, anche nei pazienti pediatrici.
La nuova tecnica, spiega il direttore del Centro ustioni Giulio Maggio, «permette di rimuovere il tessuto necrotico causato dall’ustione in modo selettivo, sfruttando l’azione di enzimi specifici che agiscono solo sulla parte danneggiata. Questo – sottolinea – consente di preservare il derma vitale residuo e di intervenire entro le prime 24 ore, riducendo drasticamente il rischio di infezioni sistemiche e il peggioramento del quadro clinico».
Una volta rimossi i tessuti, entra in gioco la chirurgia biorigenerativa. «Attraverso matrici biostimolanti – aggiunge Maggio – membrane biologiche o biosintetiche, che vengono applicate direttamente sulla lesione e restano a contatto per circa 15-20 giorni, è possibile stimolare il processo di rigenerazione spontanea delle aree ustionate, con minori traumi per il corpo del paziente, una riduzione delle infezioni e cicatrici meno invalidanti».
L’ultimo caso trattato con successo al Policlinico è proprio quello della bambina. «Le ustioni, localizzate principalmente sul torace, in un paziente così piccolo rappresentano una condizione clinica estremamente critica, con un rischio di mortalità significativamente più alto rispetto agli adulti», evidenzia Maggio, spiegando che «la paziente, inizialmente ricoverata in rianimazione, è stata trattata con questo protocollo terapeutico integrato, che ha permesso la guarigione completa in appena 35 giorni, senza complicanze e senza ricorrere a trapianti cutanei».