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Bari, al Di Venere eseguiti i primi interventi con il nuovo laser a olmio per l’ipertrofia prostatica

Nell'unità operativa di Urologia dell’ospedale Di Venere di Bari sono stati eseguiti i primi quattro interventi con il nuovo laser a olmio per trattare le patologie della prostata. La strumentazione - già in uso per il trattamento chirurgico di calcolosi urinaria e di alcune neoplasie - viene ora impiegata anche per fornire una risposta terapeutica…

Nell’unità operativa di Urologia dell’ospedale Di Venere di Bari sono stati eseguiti i primi quattro interventi con il nuovo laser a olmio per trattare le patologie della prostata.

La strumentazione – già in uso per il trattamento chirurgico di calcolosi urinaria e di alcune neoplasie – viene ora impiegata anche per fornire una risposta terapeutica efficace ai disturbi indotti dalle malattie prostatiche.

Il laser chirurgico a olmio da 150 watt, a disposizione dell’équipe medica diretta dal dottor Vito Ricapito, è il primo dispositivo di questo genere a essere impiegato in una struttura sanitaria pubblica in Puglia.

Grazie alla sua piattaforma laser multi-applicativa, è in grado di eseguire l’enucleazione della prostata (HoLEP), una tecnica affermata e affidabile nel trattare i sintomi urinari dovuti all’ipertrofia prostatica benigna.

Con il tutoraggio del professor Gianmaria Busetto, docente presso l’Università degli studi di Foggia e tra i massimi esperti italiani in questa tecnica, si è dato il via all’utilizzo del dispositivo per l’esecuzione della HoLEP, anche con il supporto dell’équipe anestesiologica diretta dal dottor Claudio Petrillo.

Fondamentale per la buona riuscita dell’intervento, è la valutazione preliminare urologica con la selezione dei pazienti idonei per questa tecnica. Rispetto alla tecnica tradizionale di resezione endoscopica, la nuova metodica garantisce una riduzione dei tempi operatori, una minore possibilità di perdite ematiche, una breve degenza e una più precoce rimozione del catetere vescicale.

Questi vantaggi sono anche importanti nell’ottica di uno snellimento delle liste d’attesa per il trattamento della ipertrofia prostatica benigna che ad oggi rappresenta la patologia più comune e quindi con i tempi all’intervento più lunghi di tutto l’ambito urologico.

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