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Bari, agricoltori del grano protestano contro le importazioni: «In Puglia 38mila imprese a rischio»

È partito dalla spiaggia di Pane e pomodoro, a Bari, il corteo degli agricoltori del grano per protestare contro il boom di importazioni dall’estero, a causa delle quali il prezzo del prodotti italiano è crollato.

Il corteo percorrerà il Lungomare del capoluogo pugliese con migliaia di agricoltori, provenienti da sei regioni del Centro-Sud, che si sono radunati con in testa alcuni trattori.

Prima dell’avvio del corteo, il presidente di Coldiretti Puglia, Alfonso Cavallo, e il direttore, Pietro Piccioni, insieme ad altri vertici territoriali, si sono recati in Prefettura dove hanno consegnato al prefetto, Francesco Russo, un documento con le rivendicazioni della categoria. Il corteo proseguirà sul lungomare Nazario Sauro arrivando fino alla sede della presidenza della Regione Puglia.

È inoltre previsto un collegamento da remoto della piazza con il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e il presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini.

I manifestanti espongono cartelli che recitano, fra le altre cose, “Salviamo il grano italiano“, “Senza agricoltori non c’è cibo“, “Sos grano italiano in difesa del reddito degli agricoltori e della filiera“.

Coldiretti Puglia: «In piazza 8mila agricoltori. A rischio ci sono 38mila imprese»

Sono oltre 8mila, secondo Coldiretti Puglia, gli agricoltori scesi in piazza a Bari per dire «basta ai trafficanti di grano che schiacciano il prodotto nazionale sotto i costi di produzione, costringendo le imprese agricole a lavorare in perdita e spingendo sempre più sulle importazioni estere».

Nella regione «sono a rischio di sopravvivenza oltre 38mila aziende cerealicole», spiega Coldiretti.

Manifestazioni simultanee sono in corso a Palermo, Cagliari, Rovigo e Firenze, con la partecipazione in tutte le piazze di oltre 20mila agricoltori – spiega ancora Coldiretti – «tra cartelli, cori e sacchi vuoti con il tricolore per denunciare un sistema che distrugge il reddito agricolo».

La protesta, evidenzia l’associazione, «arriva mentre il prezzo del grano duro è crollato al di sotto dei 28 euro al quintale, con un calo del 30% in un anno, tornando ai livelli pre-guerra in Ucraina, mentre i costi di produzione sono aumentati del 20% dal 2021. Un chilo di pasta oggi viaggia sui 2 euro, ma agli agricoltori vengono riconosciuti appena 28 centesimi al chilo di grano».

Per affrontare la situazione Coldiretti propone un piano con sette richieste chiave: l’istituzione immediata della Commissione unica nazionale del grano duro, la pubblicazione da parte di Ismea dei costi medi di produzione, l’aumento fino a 40 milioni di euro del sostegno del ministero ai contratti di filiera pluriennali, il blocco delle importazioni sleali, la reciprocità delle regole, l’obbligo di indicare l’origine del grano sulle confezioni di pasta in tutta Europa, più investimenti in ricerca, innovazione e sostegno alla transizione tecnologica, un piano nazionale per gli stoccaggi e gli invasi.

Lollobrigida: «Presto nuove risorse per il mondo agricolo»

«Daremo una risposta al mondo agricolo con ulteriori risorse. La cifra sarà annunciata a breve, dopo la cabina di regia». Lo ha annunciato il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, in collegamento da Palazzo Chigi, dove è in corso la cabina di regia sul Pnrr, con la manifestazione degli agricoltori del grano in corso a Bari. «Dodici miliardi – ha ricordato il ministro – sono già stanziati, a questi si aggiunge un miliardo dal Ddl Coltiva Italia in approvazione da parte del Parlamento».

Lollobrigida ha ammesso l’esistenza di una «criticità creata da anni per mancanza di una strategia in grado di proteggere un settore chiave per l’economia italiana. Ci siamo indeboliti perché è prevalsa una logica nella quale il prezzo la faceva da padrone. Il prezzo del grano nel tempo è andato abbassandosi, dobbiamo quindi tornare a investire su alcuni elementi richiamati dalla piattaforma che mi è stata sottoposta. Non siamo soddisfatti di quello che sta avvenendo in Europa – ha aggiunto – ci stiamo battendo perché la Pac torni a garantire nello stanziamento iniziale risorse finanziabili per gli agricoltori che siano certe e non lasciate al singolo Stato».

Lollobrigida ha anche ricordato che «lo scorso anno abbiamo investito 32 milioni sulle filiere, la settimana prossima aggiungeremo dieci milioni sull’annualità in corso, mentre il prossimo anno preleveremo dal Fondo per la sovranità alimentare 40 milioni a sostegno delle filiere del grano».

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