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Bari, aggredita nel portone: «Mi ha bloccata contro il muro». Salvata da due ragazzi

Francesca è andata via da Bari, alcuni anni fa, per amore. E per amore dei suoi parenti era tornata nei giorni scorsi, per una breve vacanza. Ma alla sua partenza non porterà con sé un bel ricordo. Piuttosto una sensazione di rabbia: «Io Bari la amo così tanto che mi dà fastidio che ci possa essere un deficiente del genere». Sì perché Francesca (ndr, non è il suo vero nome) venerdì sera ha subito un’aggressione di cui non ne porterà le tracce fisiche ma quelle psicologiche. E raccontarle, oltre che essere di aiuto per altre potenziali vittime, l’aiuta: «Parlarne è catartico – comincia – Voglio che a nessuno accada quello che è capitato a me».

Venerdì allora, ore 21. Di ritorno da casa di amici, viene accompagnata a casa ed entra nel portone, via De Giosa, pieno centro di Bari. «Ho citofonato per farmi aprire, ero tranquilla, ho pensato “cosa vuoi che succeda”, ho lasciato chiudere il portone, io di solito sto attenta, ci penso a chiuderlo, ma mi sentivo in una botte di ferro. Vado verso gli scalini e sento il portone che si spalanca». È lui, un uomo «sulla cinquantina maltrattato dalla vita, alto 1.60, tarchiato, con i capelli bianchi e le sopracciglia folte, gli occhi marroni – lo descrive – Aveva un cappello da marinaio e l’accento barese. Mi si è buttato addosso, la faccia vicino al mio orecchio. Ha detto “Signora, dammi tutto quello che hai”, mi ha sbattuto con violenza al muro, mi ha messo la mano in faccia, aveva forse un guanto o della stoffa, che aveva un terribile odore. Poi ha preso dalla tasca un coltello piccolo, con la lama come quelle per pulire la verdura, me lo ha puntato sulla pancia. Io gridavo “no, no, no”, e lui mi si strusciava addosso». La sensazione di essere violata, «sentivo tutto il suo corpo», poi la salvezza. «Sono passati dei ragazzi, hanno visto lui su di me, hanno battuto i pugni sul portone, gridando. Lui si è distratto e io senza riuscire a muovermi molto – rabbrividisce – sono però arrivata al bottone per aprire, loro sono entrati e lui è scappato, era velocissimo».
Lei che si accascia per terra, loro che l’aiutano: «Mi hanno detto che forse mi voleva violentare. In realtà non si capiva cosa voleva, chiedeva soldi ma né io né lui avevamo le mani libere – continua – Mi ha spaventato a morte, ha rischiato di farmi male per 50 euro, di far male anche a se stesso, per soli 50 euro». Ora si preoccupa di chi potrebbe cadere nella sua trappola: «Se non si riesce a prenderlo, bisogna stare molto attenti perché un uomo con un coltello, che domani può essere un’altra cosa, è capace di tutto. A me è andata bene ma non si può sapere, anche perché non aveva cognizione di cosa faceva. Devo dire grazie ai ragazzi che non si sono fatti i fatti loro, come avrebbero fatto in tanti». Poi l’intervento della polizia e la denuncia, regolarmente presentata ieri mattina. «La gente di Bari lo deve sapere, bisogna stare attenti a questa persona, è veramente un trauma, ti trovi un porco addosso. Meno male che è successo a me e non a mia figlia o a mia madre. La cosa che più mi dà fastidio – si stringe le mani – è immaginare che se fossi stata un uomo non lo avrebbe fatto. È una grandissima porcheria, ho subìto questa cosa perché sono donna, a un uomo non si sarebbe mai permesso di strusciarsi addosso».

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