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Bari Cronaca

Bari, accoltellato per i conti condominiali a Poggiofranco: resta in carcere l’aggressore

Resta in carcere Giuseppe Manica, il 70enne che mercoledì scorso ha tentato di uccidere a coltellate il suo condomino 51enne Michele Esposito, al quartiere Poggiofranco di Bari.

La convalida

L’uomo è stato interrogato ieri nel carcere di Bari, alla presenza del suo legale, l’avvocato Elio Addante, dal gip del tribunale di Bari, Alfredo Ferraro, durante l’udienza di convalida. L’avvocato ha chiesto che a Manica fossero concessi gli arresti domiciliari, ovviamente, in un’abitazione diversa da quella, in via Che Guevara, dove si è consumata l’aggressione. Ma il gip ha respinto l’istanza, convalidando l’arresto eseguito dai carabinieri e disponendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Manica è accusato di tentato omicidio aggravato dall’utilizzo dell’arma e dai futili motivi.

La confessione

Era stato proprio lui, all’arrivo dei carabinieri, pochi minuti dopo averlo accoltellato con un’arma dalla lama di 17 centimetri, a dichiarare: «Sono stato io, spero che muore». E ancora, riferendosi alla sua vittima, «disgraziato, mi hai rovinato la vita, devi morire». Esposito intanto, dopo essere stato soccorso dagli altri condomini che hanno tenuto premuto sulle profonde ferite inferte a pochi millimetri dalla carotide, è stato portato dal 118 al Policlinico di Bari, dove si trova ancora ricoverato in gravi condizioni.

La dinamica

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, grazie anche alle numerose testimonianze della moglie della vittima e dei vicini di casa, mercoledì sera aveva portato la cagnolina a passeggio nel piccolo giardino di fronte alla loro abitazione. Circostanza che non deve essere sfuggita a Manica che lo attendeva davanti alla porta di casa sua, al terzo piano. Quando l’ascensore si è aperto, Esposito è stato aggredito e pugnalato al viso, al collo e alla gola.

I precedenti

Il 70enne era già stato denunciato da Esposito nel 2018, raggiunto da ammonimento del questore e poi condannato a due anni di reclusione per atti persecutori. Sentenza confermata anche in appello. Il 51enne aveva poi presentato integrazioni alla sua denuncia, perché si sentiva ancora minacciato e temeva per l’incolumità sua e della sua famiglia. Il pm Giuseppe Calamita sta ora valutando queste integrazioni per comprendere se vi siano stati intoppi nell’accertamento dei fatti e se questa terribile aggressione poteva essere evitata.

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