Era già in carcere per i reati di associazione mafiosa ed estorsione aggravata l’uomo, affiliato a uno storico clan barese, che avrebbe continuato a vessare un imprenditore tranese con continue richieste di denaro – da 5 a 30mila euro – in cambio di una presunta protezione.
È quanto hanno scoperto i finanzieri dei comandi provinciali di Bari e Barletta che hanno eseguito stamattina cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere – emesse dal gip del Tribunale del capoluogo pugliese su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia – nei confronti di altrettante persone accusate di estorsione con l’aggravante del metodo mafioso.
Stando a quanto emerso dalle indagini, coordinate dalla Dda ed eseguite dal Gico e dal nucleo Pef della Guardia di finanza, le richieste estorsive sarebbero arrivate direttamente dal carcere di Poggioreale, attraverso uno smartphone che Alessandro Corda – pluripregiudicato tranese affiliato al clan Capriati di Bari Vecchia – avrebbe avuto illecitamente all’interno della struttura penitenziaria. Quattro “emissari”, poi, si incaricavano della riscossione materiale delle somme.
Dalle intercettazioni sono emerse le minacce e le violenze psicologiche che la vittima sarebbe stata costretta a subire: «Io te lo giuro su mio figlio che ti scanno come un maiale, ti scanno come al maiale ti scanno…», affermava uno degli indagati. O ancora: «Come ti prendo in mezzo alle mani ti svito la testa…»; «Non mi far fare casino, non mi fare contattare mò tutta la tua famiglia… tu mi devi dare i soldi…»; «…io oggi ti distruggo, distruggo tutta la vita tua…»; «Tu vuoi campare, eh? E mi devi togliere il debito!».
“Considerato l’elevato valore indiziario degli elementi acquisiti”, scrivono gli inquirenti in una nota, il gip su richiesta della Procura di Bari ha emesso i provvedimenti cautelari eseguiti oggi.