La povertà? È “multidimensionale”: non si esaurisce cioè nell’assenza di mezzi e risorse per pagare affitto, bollette e spesa, ma influenza relazioni sociali e aspettative sul futuro. È quanto emerso dall’indagine “Poveri noi. La povertà tra rinunce, aspettative e desideri di cambiamento”, realizzata da Fondazione Progetto Arca con Bva Doxa. Il campione dell’indagine è costituito da 800 individui che frequentano i Market solidali di Progetto Arca a Bari, Milano, Roma, Napoli e Ragusa.
Il fenomeno
Le famiglie sono sempre più in difficoltà e la qualità di vita negli ultimi anni si è notevolmente abbassata. Il 63% degli intervistati riferisce di non essersi potuto permettere nell’ultimo anno neanche un giorno di vacanza lontano da casa e il 42% di non essersi potuto concedere tre cene al ristorante; il 46% ammette che in passato riusciva ad affrontare spese necessarie come l’acquisto di un paio di scarpe, ora non più. E il senso di frustrazione più forte riguarda le rinunce che penalizzano i minori: il 51% degli utenti dei market sociali non può garantire ripetizioni scolastiche ai propri figli, il 49% non li può iscrivere ad attività sportive, il 28%, infine, non ha la possibilità di acquistare i libri di testo.
La condizione femminile
A essere più colpite dal disagio sociale ed economico sono le donne: 6 su 10. Più della metà è di nazionalità italiana, mentre il 24% è di nazionalità straniera e proviene soprattutto da Europa e Africa; 8 su 10 vivono con altre persone e in particolare con i figli, il coniuge/partner o i genitori; il 71% non è occupato (si tratta principalmente di disoccupati, anche di lungo corso). La povertà è anche sinonimo di isolamento. Alla domanda “quanto sono cambiate le sue relazioni interpersonali nell’ultimo anno?”, quasi sei persone su 10 raccontano che gli amici sono spariti e confessano di evitare occasioni di incontro, anche per l’imbarazzo di condividere la propria situazione. Il 42% riconosce di frequentare i Market solidali non solo per la spesa, ma anche per trovare accoglienza e supporto emotivo. La povertà pesa su presente e futuro, ma la speranza non si spegne del tutto. Il 39% degli intervistati vive il futuro con ansia, preoccupazione e paura; il 13% non riesce a immaginarlo o preferisce non pensarci proprio. Ma il 33% nutre sentimenti di speranza e il 14% lo guarda ancora con fiducia. Resiste dunque il desiderio di una vita migliore e di un cambiamento.