Appalti truccati nell’Asl Bari, Sansolini ammette le tangenti. La difesa chiede i domiciliari

È durato circa tre ore l’interrogatorio di Nicola Sansolini, dirigente dell’Asl Bari finito in carcere il 12 novembre scorso con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, al falso e alla turbata libertà degli incanti.

Nel corso dell’interrogatorio davanti al procuratore di Bari Roberto Rossi e alla sostituta procuratrice Savina Toscani e assistito dall’avvocato Antonio La Scala, Sansolini ha ammesso le accuse di corruzione e turbata libertà degli incanti.

Con Sansolini sono in carcere altri due funzionari, Nicola Iacobellis e Concetta Sciannimanico (tutti e tre sospesi dalla Asl dopo l’arresto), e gli imprenditori Giovanni Crisanti e Nicola Minafra.

I cinque, insieme all’imprenditore Ignazio Gadaleta (che ha lasciato il carcere dopo il suo interrogatorio di garanzia), avrebbero costituito e fatto parte dell’associazione a delinquere con la quale, dietro il pagamento di tangenti, sarebbero stati inquinati diversi appalti dell’azienda sanitaria barese.

Agli indagati – in totale 17, in 10 sono stati arrestati tra carcere e domiciliari – sono anche stati sequestrati contanti per 250mila euro e diverse borse di lusso. La guardia di finanza, pochi giorni fa, ha sequestrato altri soldi nella disponibilità di Sansolini.

Al termine dell’interrogatorio, il legale di Sansolini ha chiesto la sostituzione del carcere con gli arresti domiciliari. La decisione del gip potrebbe arrivare già domani.

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