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Alessia Piperno, arrestata in Iran, si racconta a Bari: «Ricordo ancora i rumori di Evin»

«I momenti più brutti della mia prigionia in Iran erano i rumori, ma mi restano le mie compagne di cella e tutte le storie che mi hanno raccontato. Ho imparato a non dare mai nulla per scontato. E quello che è successo non ha cambiato la mia fiducia nei confronti del mondo e del viaggio».…

«I momenti più brutti della mia prigionia in Iran erano i rumori, ma mi restano le mie compagne di cella e tutte le storie che mi hanno raccontato. Ho imparato a non dare mai nulla per scontato. E quello che è successo non ha cambiato la mia fiducia nei confronti del mondo e del viaggio». A raccontarlo è Alessia Piperno, viaggiatrice italiana detenuta per 45 giorni nel carcere di Evin, in Iran, nel 2022 con l’accusa di aver preso parte alle proteste scatenate dalla morte della giovane Mahsa Amini, che nelle scorse settimane ha raccontato della prigionia e delle carceri al Tedx Bari.

Alessia, che esperienza è stata quella del Tedx Bari?

«Un onore sin da quando ho ricevuto l’invito. Una bellissima esperienza, ascoltando speaker e personaggi così diversi, ma tutti con un grande amore per quello che fanno. Mi sono sentita davvero a casa. Un’esperienza forte, che non dimenticherò mai».

Ha raccontato della sua prigionia nel carcere di Evin, in Iran. Quali sono i momenti più brutti di quel periodo?

«I rumori. Si sentivano 24 ore su 24. Grida di dolore e disperazione che ci sono lì dentro. Ma anche gli odori. Essendo bendate, era come sviluppare di più gli altri sensi».

Ma ha conosciuto tante storie, storie di donne che lottano.

«Tutte le mie compagne di cella, tutte le storie che mi hanno raccontato. E poi l’essermi trovata in un Paese che sta vivendo un momento storico così importante. Mi sono sentita parte della storia di un Paese che è cambiato dalla notte al giorno. Io ero lì».

È un’esperienza che l’ha cambiata?

«Decisamente. Su tanti aspetti in positivo, è un’esperienza che mi ha permesso di maturare tantissimo a livello personale».

Qual è il messaggio più forte che ha portato con sé da quel periodo?

«La fortuna che ho e l’essere qui oggi. Non bisogna dare nulla per scontato: un ragazzo francese che era stato arrestato con me è ancora detenuto in Iran e dovrà restarci cinque anni. Nel mio caso sono stati 45 giorni. Quando li vivevo mi sono sembrati infiniti, ma oggi penso che non sono nulla rispetto a quello che sta passando lui».

Ma non solo.

«E poi ho maturato la consapevolezza di essere nata nella parte fortunata del mondo, senza aver fatto nulla per meritarlo. Perché io ho questa fortuna e una donna iraniana non ce l’ha? Quando vedi che la vita ti cambia all’improvviso e con un viaggio ti ritrovi in situazioni che sembravano lontanissime, è lì che cambia tutto, è lì che ti rendi conto di come tutto sia imprevedibile».

Quando ha iniziato la sua avventura in giro per il mondo?

«Nel 2010 sono partita nemmeno maggiorenne. Due anni negli Stati Uniti, poi sono rimasta in Italia per tre anni e sono ripartita di nuovo per altri sette, dal 2016 al 2022».

Era un progetto?

«Inizialmente non pensavo di rimanere fuori tutto questo tempo, è semplicemente successo».

Cosa l’ha colpita nelle parti del mondo in cui è stata?

«Da tutti questi viaggi ho portato a casa la tantissima bellezza che i miei occhi hanno visto. Ma anche i racconti delle persone, i modi di vivere di altri Paesi. Qui è tutto collegato al denaro. In altre parti del mondo non hanno nulla, ma a loro non manca nulla».

Cosa ha visto?

«Ho visto posti in cui si vive senza soldi, nella casa che ci si costruisce da soli, con il cibo che ci si procura da soli. Sono persone povere, ma mi chiedo quale sia la vera ricchezza. Davvero una questione legata al denaro o altro? Si scoprono altri significati della ricchezza e ci si inizia a chiedere se il nostro modo di vivere sia davvero migliore del loro».

Dopo l’Iran è ripartita. Ha mai avuto paura?

«Assolutamente no. Quello che è successo in Iran è stato fuori dal mio controllo, il trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Non ho perso la fiducia nei confronti del mondo e del viaggio. Non c’è nessun Paese che mi spaventa».

Quali sono i prossimi viaggi che vorrebbe fare?

«L’Iran era l’ultimo Paese che veramente sognavo, che volevo assolutamente vedere. Ci sono ancora tantissimi luoghi che voglio vedere, ma sono più desideri che sogni. Alla posizione numero uno ora c’è la Mongolia, ma anche l’Uganda. Iran, Pakistan, Samoa e tantissimi altri territori che ho visitato erano i miei sogni».

Continuerà a viaggiare quindi?

«Sicuramente, perché ho tanti progetti per il futuro. La mia vita è cambiata più a livello interiore».

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