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Addio a Maria Bruno, criminologa e autrice: ha affrontato la leucemia con resilienza e sorriso. «La gente deve imparare ad essere felice»

Si è spenta nella notte dell’11 settembre, a 48 anni, Maria Concetta Bruno, criminologa, scrittrice e autrice del romanzo Cloister. Originaria di Manduria, dove vive il suo amato papà, da tempo risiedeva in provincia di Bari, dove aveva costruito la sua vita professionale e affettiva. Dal 2021 combatteva con coraggio e determinazione contro la leucemia linfoblastica acuta, la stessa patologia diffusa anche tra bambini e adolescenti del quartiere Tamburi di Taranto, di fronte all’ex Ilva. Una battaglia affrontata senza mai smarrire – raccontano coloro che l’hanno conosciuta – «il sorriso e la fiducia nella vita, con una resilienza incredibile». La dottoressa Pasciolla, dell’Oncologico di Bari, la ricorda come una donna con una “forza fuori dal comune”.

Maria era conosciuta non solo per le sue competenze accademiche e professionali, ma anche per il suo amore per gli animali, che accoglieva e curava ogni volta ne trovasse uno ferito o abbandonato. Grande appassionata di cinema, esperta del genere horror, che amava analizzare e raccontare con quella combinazione di profondità e leggerezza che la distingueva in ogni ambito della sua vita.

Negli anni della malattia, tra i ricoveri a Bari e a Bergamo, ha continuato a trasmettere una straordinaria forza d’animo, al punto che l’intero staff dell’Ematologia dell’ASST Papa Giovanni XXIII, guidato dal professor Rambaldi, ha voluto unirsi pubblicamente al dolore della famiglia, ricordando l’affetto che aveva saputo generare e l’energia che sapeva donare anche tra le corsie dell’ospedale e nelle stanze di degenza, dopo aver affrontato ben due trapianti di midollo. «Una sera sentimmo ridere da una delle stanze dedicate ai trapiantati – racconta un infermiere – un suono insolito in ambienti spesso segnati dal silenzio della sofferenza: era Maria davanti alla tv. E’ stata sempre pronta a donare un sorriso o un gesto di gentilezza a chiunque». Con entusiasmo parlava della professionalità e della gentilezza ricevute, così come dell’importanza di realtà come La Casa del Sole dell’Associazione Paolo Belli, che offre alloggi ai pazienti oncologici e alle loro famiglie.

Da questa esperienza si era fatta portavoce di due battaglie: di una più ampia promozione della donazione di midollo osseo, specialmente tra i giovani, un gesto che può salvare vite “ricordo l’ansia – raccontava – e la felicità quando ho saputo che avevano trovato un donatore che poteva donarmi una speranza” così come della necessità di formare i medici a una comunicazione empatica ed efficace verso i pazienti. «Una corretta comunicazione che trasmetta forza e speranza – diceva – è parte fondamentale della terapia per chi deve lottare per la vita».

«Felice ogni giorno e capace di imparare da tutte queste esperienze. Ogni mattina io mi sveglio e sono contenta. Se la mia aspirazione è essere felice o serena, mi sento già così», ripeteva a chi le chiedeva come facesse a mantenere quella serenità, persino durante le cure più dure. Un messaggio che considerava universale: «La gente deve imparare ad essere felice».

Con la sua scomparsa resta un vuoto profondo in chiunque abbia avuto la fortuna di incontrarla. La sua storia, la sua voce e il suo sorriso rimarranno indelebili, esempio luminoso di come dignità e gioia di vivere possano resistere anche di fronte alle prove più difficili.

I funerali si terranno domani, sabato 13 settembre, alle ore 10.30, nella chiesa di Santa Croce a Bari.

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