Il Tribunale di Bergamo ha assolto con formula piena, perché il fatto non sussiste, un sottufficiale della Guardia di finanza originario della provincia di Bari, in servizio e residente in Lombardia, che era accusato di accesso abusivo al sistema informatico e rivelazione del segreto d’ufficio.
Secondo l’accusa, il militare si sarebbe introdotto nel sistema telematico dell’anagrafe tributaria e in altre banche dati in uso alla Guardia di finanza per consultare dati sensibili di privati, senza apparenti motivazioni riconducibili al servizio.
Nel corso del procedimento, tuttavia, il finanziere, assistito dall’avvocato Antonio Maria La Scala, è riuscito a dimostrare che tutte le interrogazioni telematiche effettuate erano strettamente connesse ad attività di indagine avviate a seguito di segnalazioni confidenziali.
Il difensore ha sottolineato che il reato di accesso abusivo a sistema informatico si configura solo nel caso in cui l’agente superi barriere di protezione, utilizzi un titolo abilitativo valido e vi permane oltre i limiti previsti. In questo caso, invece, come evidenziato dal Tribunale, l’attività di consultazione era pienamente giustificata.
L’istruttoria dibattimentale ha, infatti, fornito riscontro concreto alla tesi difensiva, rappresentata dal legale di fiducia del militare, che le ricerche effettuate dal sottufficiale erano consequenziali a un’attività investigativa di iniziativa, finalizzata all’individuazione di presunti evasori totali a seguito di notizie acquisite da diversi informatori.