Violenza contro le donne, rapporto D.i.Re: solo il 28% denuncia

«Non basta approvare un Piano antiviolenza se mancano le linee guida attuative: siamo in attesa di questo, dell’impegno concreto del governo sul tema della violenza maschile alle donne, per il 2021-2023». Queste le parole dure e chiare di Antonella Veltri, presidente di D.i.Re, l’associazione nazionale delle Donne in Rete che ha presentato il report 2021 relativo ai dati delle violenze subite dalle donne.

Nei centri antiviolenza della rete sono state accolte complessivamente 20.711 donne con un incremento del 3,5% rispetto al 2020. Quasi la metà (46%) delle donne accolte ha un’età compresa tra i 30 e i 49 anni. Sono prevalentemente italiane (solo il 26% hanno una diversa provenienza), un dato costante negli ultimi anni. L’autore della violenza è prevalentemente italiano (soltanto il27% ha provenienza straniera) e questo dato è oramai consolidato negli anni.

«La fotografia annuale che presentiamo ci conferma che -ha puntualizzato Veltri – i nostri presidi territoriali sono baluardi imprescindibili nella prevenzione e nel contrasto della violenza alle donne. Lavoriamo per le donne e con le donne. Continueremo a farlo perché crediamo nel valore e nel potere che abbiamo di trasformare il modello culturale patriarcale da cui prende origine ogni forma di violenza alle donne».

I centri antiviolenza della rete sono presenti in tutte le regioni italiane, tranne che nel Molise, oltre la metà si trova nell’area del nord (58 pari al 55%) divisi non equamente tra nord-est e nord-ovest; in quella del centro ci sono 24 centri (pari al 23%) e tra sud (16) e isole (8) si arriva a 24 centri (pari al 23%).

Insieme al numero delle donne accolte, è aumentata anche la risposta che i centri antiviolenza danno sul territorio: le organizzazioni della rete che hanno partecipato all’indagine (81 su 82), attraverso le loro 106 strutture, gestiscono 182 sportelli con un incremento del 25% rispetto al 2020. Oltre la metà dei centri (58,5% dei casi) può contare almeno su una struttura di ospitalità (62 in totale), con un’offerta di 185 appartamenti e 1023 posti letto. Le attività che i centri garantiscono alle donne vanno dall’accoglienza e possibilità di consulenza legale nella quasi totalità dei casi, alla consulenza psicologica e percorsi di orientamento al lavoro per il 90%. Nella comparazione con il 2020 emerge un incremento per il servizio di orientamento al lavoro, che passa dall’ 88% al 94% dei centri. Questo dato è particolarmente significativo – è stato fatto notare – se si pensa che una donna su tre (31,9% tra disoccupate, casalinghe e studentesse) è a reddito zero, in linea con il 2020 (32,9%) e il 2019 (33,8%). Solo il 37% (tra occupate e pensionate) può contare su un reddito sicuro. Soltanto il 28% delle donne accolte decide di denunciare, percentuale che rimane sostanzialmente costante negli anni. L’attività dei centri si sostiene per gran parte sul lavoro volontario delle attiviste, di cui solo il 33, 3% è retribuito, anche a causa della scarsità e non strutturalità dei fondi 20.711 donne nel 2021, il 3,5% di contatti in più rispetto al 2020, l’8,8% in più le donne che non avevano mai chiamato il Centro antiviolenza, sono numeri che confermano l’importanza dei centri della Rete.

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