Prende il microfono poco prima della fine del flash mob, a cui hanno partecipato le donne e gli uomini del Centro servizi per le famiglie Libertà, della cooperativa Occupazione e solidarietà, Il Sogno di don Bosco e dell’associazione Piccoli Passi Grandi Sogni.
Con la voce rotta, di chi ancora deve superare e realizzare a pieno quanto accaduto, ma sa di aver trovato finalmente la forza di farlo. E racconta, senza nascondere la verità, delle violenze subite dal marito, dell’aiuto ricevuto, della necessità di denunciare.
È la storia di Margherita (ndr, nome di fantasia), che ieri, in pubblica piazza, ha raccontato la sua storia senza filtri. «Riporto la testimonianza delle violenze sulla mia pelle, che sto continuando a vivere» dice, mentre Raffaele Diomede la abbraccia e le regge il microfono in un momento tanto difficile. «Quando ci sono casi di violenza, non abbandonate, lo dico ai genitori, ai fratelli, ai parenti, perché la famiglia dovrebbe continuare a restare unita». Nonostante la piccola statura, la forza di Margherita supera le barriere della fisicità e arrivare dritto al cuore, e lo colpisce come fa una lama affilata. «Lo so che abbiamo tutte difficoltà economiche, però il supporto morale fa la forza, l’unione. Quindi aiutateci a combattere questo male». È l’appello che rivolge ai presenti, a quanti seguono la diretta sui social e a quanti ascolteranno la sua storia. Che, dice tra le righe, è una storia comune a tante altre donne, che non trovano ancora la forza di fare quel passo in più che potrebbe salvare la loro vita.
«La violenza fisica, ma soprattutto quella psicologica, ci fa vedere tutto nero nella vita, ma io ora non mi sento più sola», prosegue, sottolineando i benefici di una comunità che accoglie e non giudica chi subisce violenze. E conclude con una speranza che riecheggia, in una domenica soleggiata, per tutta la piazza. «Più siamo forti nel bene, più vinceremo».