L’ingresso del supermercato è una montagna di scatole colorate, nastrini e ingredienti vari che imbottiscono panettoni di ogni tipologia. È il sabato che anticipa il Natale, pochi sconti in questo reparto che restituisce una fotografia di quello che finirà sulle tavole delle famiglie pugliesi e delle scelte di questo periodo storico ed economico del nostro territorio.
Con un pensiero all’organizzazione degli appuntamenti natalizi ed un altro ai conti di casa con le pensioni da gestire, Giuseppe e Fausta, di Molfetta, entrambi over 70, sono alla ricerca di due panettoni per il 25 ed il 26 dicembre. «Saremo a casa con nostro figlio, sua moglie e i nipotini. Probabilmente dopo pranzo verranno a casa parenti per gli auguri, è un’abitudine che crediamo verrà rispettata anche quest’anno». Il rito degli auguri casa per casa, sfruttando magari il momento per condividere un momento ludico tra giochi di carte e tombola: «Andiamo sul classico con i panettoni, due gusti classici, giusto per augurarci buon Natale. I dolci tipici? No nessuna pasticceria, li ho fatti io qualche giorno fa» dice Fausta.
Scarseggiano le presenze al banco pescheria, tra le corsie c’è chi confida di aver già prenotato i frutti di mare dalla pescheria di fiducia in centro, affollati di contro i banchi di esposizione della frutta secca. Soprattutto quella in offerta. «Non può mancare a tavola la frutta secca, sia durante il pasto che durante la giornata. Non è un modo per saziare gli invitati, è una tradizione» dice sorridendo Tiziana, dipendente di una azienda nel settore dei servizi. Quest’anno gli invitati a casa sua saranno 15, lei in qualità di padrona di casa si occuperà di tutto il pranzo ma spera nell’aiuto del pubblico non pagante: «Non ho badato ancora alle bevande e a tutti i dolci, sono in ritardo ma sono anche in difficoltà, già il solo pranzo porterà via buona parte della tredicesima».
Alla cassa scrutiamo un carrello tipicamente natalizio, carico di vino spumante, panforte e pochi altri prodotti tipici di chi si prepara ad affrontare le due settimane di festività con parenti a carico. A condurli ci sono Fabrizio e sua madre, di Bitonto, lui è un commercialista in una grande azienda, il conto della spesa supera i 120 euro, tutti coperti con lo strumento di integrazione al reddito dei buoni pasto: «Approfittiamo dei buoni Ticket che mi spettano per non toglierci liquidità, utile per regali o altre spese del periodo. Sarò “ospite” a casa di mia madre, per questo usiamo i miei buoni pasto per coprire la maggior parte delle cose costose che servono per il pranzo di Natale e i giorni a seguire».
Di cenone non si parla tra chi si aggira in questi corridoi, né si fa riferimento a tour de force continuativi: si ha l’impressione che gli appuntamenti stabiliti in agenda in casa propria con ospiti siano pochi. E c’è anche chi festeggerà con una spesa frugale, nella quotidianità di sempre: «Formaggio spalmabile, un po’ di affettati, no questa è solo la spesa per questi giorni. Siamo solo io e lei (la moglie, nda), non abbiamo figli, abbiamo comprato un panettone per il giorno di Natale, magari lo conserviamo anche per il giorno di San Biagio se non lo finiamo. Va bene così, non esageriamo con la spesa».
Fuori dalle mura dei centri commerciali, dalle periferie delle città, raccogliamo i dati di quello che viene vissuto nelle parrocchie, primi punti di approdo delle esigenze della comunità. «Abbiamo registrato un incremento di accessi alla Caritas del 15% nell’ultimo anno, ben 40 nuclei familiari in più» dice don Enzo da Trani. Le richieste principali sono quelle per il sostegno economico con le bollette e la spesa. È il Natale della ripresa ufficiale post pandemia, ripresa che viaggia ad una velocità direttamente proporzionale ai rincari ed inversamente proporzionale alle reali possibilità del nostro territorio».