Stop alla perdita netta di spazi verdi nelle città, scorrimento libero per 25mila chilometri di fiumi e, soprattutto, ripristino di almeno il 20% degli ecosistemi degradati entro il 2030: la Nature Restoration Law, la prima legge sulla natura approvata in Europa, promette di cambiare il volto del Vecchio Continente, ma anche di allarmare agricoltori, allevatori e pescatori, preoccupati per la possibile perdita di superfici destinate alle attività, e di rinfocolare lo scontro tra le forze politiche, in vista delle elezioni del prossimo anno.
Nei giorni scorsi la legge, che fissa una serie di obiettivi vincolanti per gli Stati membri, ha avuto il via libera con 336 voti a favore, 300 contrari e 13 astenuti. La votazione è arrivata con alcuni emendamenti, tra i quali quelli di Renew che puntavano a trovare un compromesso tra la linea dura della Commissione e il testo, più morbido, approvato dal Consiglio europeo il mese scorso. In generale, la legge si pone come obiettivo quello di ripristinare tutti gli ambienti naturali che negli anni sono stati danneggiati dall’uomo e, in particolare, mira a ripristinare almeno il 20% degli ecosistemi degradati entro il 2030 e addirittura il 90% entro il 2050.
Per centrare questo fondamentale obiettivo la Nature Restoration Law fissa una serie di target specifici. Si punta a riqualificare il 15% dei fiumi nella loro lunghezza, in modo tale da avere 25mila chilometri di fiumi a scorrimento libero entro il 2030. Sempre di qui a sette anni si prevede la realizzazione di elementi paesaggistici in grado di garantire la biodiversità. Nello specifico, questi ultimi sarebbero applicati su almeno il 10% dei terreni agricoli in modo da fornire cibo e riparo a insetti, uccelli, mammiferi e rettili. A tutto questo si aggiunge la trasformazione verde delle città, per le quali si intende azzerare la perdita netta di spazi verdi entro il 2030.
Ed è proprio la possibile riduzione di suoli coltivabili, pascoli e specchi d’acqua per la pesca a preoccupare agricoltori, allevatori e pescatori anche in Italia. Sul fronte opposto, i sostenitori della norma precisano che non si tratterebbe di spazio “perso” perché comporterebbe una maggiore tutela verso gli impollinatori, fondamentali anche per l’agricoltura, e potrebbe migliorare la qualità del suolo limitandone l’erosione. Sempre secondo i sostenitori della Nature Restoration Law, inoltre, queste “zone cuscinetto” ridurrebbero i danni provocati dalle alluvioni.
Sulla legge il Parlamento europeo si è ben presto spaccato. La destra, italiana ed europea, si è schierata dalla parte di agricoltori, allevatori e pescatori, come detto preoccupati per la possibile perdita di superfici da destinare alle rispettive attività. Decisivi, dunque, sono stati i voti della sinistra come Cesar Luena, relatore della legge, ha sottolineato durante la seduta dell’Eurocamera: «L’81 per cento degli habitat europei versa in cattive condizioni. Non lo dico io, ma la comunità scientifica. Il 34 per cento delle nostre produzioni agricole dipende dagli insetti impollinatori, la cui popolazione è in declino. Questo Parlamento non può ostacolare il ripristino degli ambienti naturali». Una battaglia aspra, quella tra le forze politiche, che prelude alla sfida elettorale del 2024, quando negli Stati europei si voterà per il rinnovo del Parlamento di Bruxelles.
Intanto le istituzioni del Vecchio Continente sembrano intenzionate ad accelerare sulla Nature Restoration Law. Dopo il via libero al testo, il Parlamento è ora pronto ad avviare i negoziati con il Consiglio per definire la forma finale della legislazione. Non è escluso che, durante questa fase, possano essere apportate modifiche alla norma. Che, nel giro di qualche mese, potrebbe ricevere il definitivo via libera. Con buona pace di migliaia di agricoltori, allevatori e pescatori attivi in Puglia e nel resto d’Italia.