Verso il 25 aprile, Canfora all’UniBa: «Io rinviato a giudizio? Non mi stupisce. La vivo bene»

Non è stupito, il professor Luciano Canfora, per essere stato rinviato a giudizio dal tribunale di Bari in seguito alla querela per diffamazione presentata dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

«Dovrei stupirmi per oltre due anni di fila, perché la cosa mi pare sia cominciata nell’aprile 2022. Sono tenace, ma stupirsi per 24 mesi è un po’ troppo, quindi non mi stupisco», ha detto il docente emerito dell’Università degli studi “Aldo Moro” di Bari durante un incontro pubblico in vista del 25 aprile, Festa della Liberazione, organizzato da Cgil Puglia, Flc Cgil Puglia, Fondazione Di Vittorio e Link, coordinamento universitario di Bari.

A chi gli chiedeva come stia vivendo il rinvio a giudizio, Canfora ha risposto «me lo chiedo anche io, credo bene».

Il 25 aprile

Venendo al tema dell’incontro, Canfora ha sottolineato che «ogni volta il 25 aprile è un momento di riflessione, lo è da circa 80 anni perché non è mai stata una data accettata dalla minoranza filo fascista e ogni volta è un problema spiegarne il senso e l’importanza».

Canfora ha sottolineato che «via via le generazioni che si susseguono avranno questo compito, finché ci sarà permesso». Il professore barese ha aggiunto che la distanza dal fascismo a oggi è «brevissima perché sono passate solo un paio di generazioni e quelli che militavano nella repubblica sociale sono stati attivi politicamente per oltre 40 anni. I più giovani – ha evidenziato – educati da loro sono saliti su cariche importanti, quindi il problema è sempre aperto ed è necessario fare capire che l’arco costituzionale, che era importante per la nostra storia, è saltato».

Canfora ha inoltre detto che «partigiano vuol dire che sta da una certa parte, e si batte per quella parte. Nel nostro caso è sottinteso che si tratta di quella causa per la quale molti morirono e gli altri, che sopravvissero, scrissero la Costituzione italiana».

A chi gli chiedeva quali atti possano essere compiuti oggi in nome di quei valori, il filologo ha precisato che «sono la critica, la capacità critica che è l’arma più importante in assoluto. Ed evitare che la storia venga dimenticata, quindi farsi capire, spiegare, raccontare e applicare i primi 11 articoli della Costituzione».

Su Scurati

Infine una battuta su quanto recentemente accaduto a Scurati, il cui monologo in vista del 25 aprile su Raitre è stato annullato poco prima della messa in onda. «Non mi sono stupito per niente, chi conosce le vicende remote e presenti sa che quello è il tasto dolente per eccellenza. Scurati ha detto delle cose molto ben pensate e per fortuna è andata come è andata perché, anziché sentirlo una volta, lo sentiremo decine di volte. Si chiama ironia della storia», ha concluso.

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