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Vendemmia, parla l’enologo: «Le piante pugliesi sono sotto attacco, ma la qualità resta alta»

«Credo non accadesse dal 1976: le nostre piante sono praticamente sotto attacco, sarà impossibile confermare la produzione degli scorsi anni». Ad affermarlo è Lino Carparelli, enologo e membro di Assoenologi, l’unione di categoria dei tecnici vitivinicoli maggiormente rappresentativa sul territorio italiano. Cosa è successo alle nostre piante in Puglia? «Le viti in regione sono state…

«Credo non accadesse dal 1976: le nostre piante sono praticamente sotto attacco, sarà impossibile confermare la produzione degli scorsi anni». Ad affermarlo è Lino Carparelli, enologo e membro di Assoenologi, l’unione di categoria dei tecnici vitivinicoli maggiormente rappresentativa sul territorio italiano.

Lino Carparelli, enologo e membro di Assoenologi

Cosa è successo alle nostre piante in Puglia?

«Le viti in regione sono state attaccate dalla Peronospora, un patogeno che si sviluppa in presenza di determinate condizioni: piogge persistenti, elevata umidità, temperature basse e presenza di germogli».

Si è diffusa velocemente?

«È praticamente esplosa. Il risveglio vegetativo ha portato una cacciata molto favorevole, poi la situazione climatica di maggio e giugno ha fatto il resto. Un attacco così virulento non riesco a ricordarlo nella storia recente. L’abbassamento delle temperature proprio quando la pianta aveva bisogno di maggior calore ha fatto precipitare la situazione. Poi c’è stata anche la difficoltà riscontrata per i trattamenti».

Cosa significa?

«Le piogge insistenti e continue hanno reso il terreno impraticabile. Gli agricoltori lamentavano l’impossibilità di accedere in vigna per la manutenzione».

Quali saranno le conseguenze?

«Sicuramente avremo una vendemmia ridotta in termini di quantità, la malattia porta un disseccamento parziale o totale del grappolo. La produzione diminuirà del 30-40% in tutta la regione con punte che arriveranno all’80%. Il problema sarà chiaramente nei numeri della produzione, perché la perdita di parte degli acini porterà meno prodotto in cantina per la lavorazione».

Dobbiamo temere per le nostre Doc e Docg?

«No. Tutto quello che rimane viene condotto dalla pianta in maniera favorevole. Si può comunque sperare in una produzione con gli standard qualitativi di sempre».

La pianta quindi è salva per le prossime annate?

«È ovvio che la vite va seguita e aiutata, non dobbiamo permettere che il fungo” vada in letargo”. Le azioni da compiere adesso devono avere l’obiettivo di debellare del tutto l’agente patogeno, in modo che non ricompaia in futuro».

Quali sono i metodi possibili per curare o aiutare la vigna?

«Sicuramente chi opera con il biologico ha strumenti limitati, l’uso storico del rame associato alla presenza di zolfo consente di ostacolare l’insorgere della malattia. È chiaro che in situazione estreme come questa, in cui il proliferare delle spore è fuori controllo, è difficile domare la malattia. Chi utilizza trattamenti sistemici può contare su molecole che ostacolano la peronospora con maggiore decisone».

Ci sono dei vitigni più sensibili?

«Certamente, in natura esistono delle varietà più o meno resistenti, come ad esempio, tra le piante a bacca bianca, il Bianco di Alessano subisce di più l’attacco fungino mentre il Minutolo ha una buona resistenza, Negroamaro e Primitivo invece sono quelle che riescono a tollerare meglio la presenza di simili spore».

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