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Usura al Sud, Confcommercio lancia l’allarme: «Per il 30% delle imprese il fenomeno è in aumento»

Per oltre il 30% delle imprese del Mezzogiorno il fenomeno dell’usura è in aumento. A dirlo è l’ultimo report nazionale diffuso in queste ore dall’Ufficio Studi di Confcommercio, che ha coinvolto circa 3.200 imprese del settore terziario (commercio all’ingrosso, al dettaglio alimentare e non, tabacchi, alloggio, ristorazione, bar e trasporti) sotto i 50 addetti. Nel…

Per oltre il 30% delle imprese del Mezzogiorno il fenomeno dell’usura è in aumento. A dirlo è l’ultimo report nazionale diffuso in queste ore dall’Ufficio Studi di Confcommercio, che ha coinvolto circa 3.200 imprese del settore terziario (commercio all’ingrosso, al dettaglio alimentare e non, tabacchi, alloggio, ristorazione, bar e trasporti) sotto i 50 addetti. Nel dossier, ad esempio, viene evidenziato come il “sentito dire” sia più elevato proprio al Sud, con il 31,1%, rispetto ad una media nazionale che registra come il 20% degli imprenditori abbia avuto notizia di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività. Di riflesso, anche la preoccupazione di subire questo genere di reati è più elevata nelle regioni meridionali – come Puglia e Basilicata -, dove quasi due imprenditori su dieci (poco più del 18%) teme fortemente il rischio di esposizioni a usura e racket. Di fronte a questi fenomeni, il 59,4% degli impresari ritiene che si dovrebbe denunciare, il 30,1% dichiara che non saprebbe cosa fare, il 5,3% pensa di fare nulla perché sarebbe tutto inutile. «Questi dati – evidenzia il report di Confcommercio – sono significativamente più marcati nel Mezzogiorno».

Se si parla più in generale di livelli di sicurezza, rispetto ai dati dello scorso anno il 16% delle imprese del Sud Italia percepisce un peggioramento. Per il 78,4% delle aziende, invece, sono rimasti invariati e solo per il 5,6% sono migliorati.

Questi fenomeni, purtroppo, impattano pesantemente sul sistema economico-sociale, fanno chiudere le imprese oneste, fanno perdere posti di lavoro, non tutelano i consumatori, riducono la sicurezza pubblica e alimentano la criminalità organizzata. L’usura, come già detto, è il fenomeno illegale che gli imprenditori che lavorano da Roma in giù percepiscono in maggior aumento, seguito da abusivismo, estorsioni e furti.

Per quanto riguarda, invece, la contraffazione, il 68,9% delle aziende del Mezzogiorno si sente penalizzato da questo genere di fatti, soprattutto per via della concorrenza sleale e della riduzione dei ricavi. Dal dossier di Confcommercio emerge inoltre che il 9,8% delle imprese del Sud ha avuto esperienza “diretta” con l’usura (sotto la media nazionale del 10,3%), laddove il 18,5% ritiene che la qualità della vita sia peggiorata (in Italia il dato si attesta al 17,8%) e l’80% riscontra fenomeni di degrado (contro il 68% nazionale).

In occasione della diffusione di questo report, nelle varie province d’Italia si sono svolti – per il decimo anno consecutivo – una serie di incontri destinati a promuovere e rafforzare la cultura della legalità. A Bari, ad esempio, all’iniziativa “Legalità, ci piace!” sono intervenuti la prefetta Antonella Bellomo, il questore Giovanni Signer, il comandante provinciale dei carabinieri Francesco de Marchis e il comandante della Guardia di Finanza Fabrizio Toscano. «Ci troviamo di fronte a una recrudescenza delle azioni criminali ai danni delle aziende, sempre più vittime di rapine ed episodi intimidatori» commenta Alessandro Ambrosi, presidente di Confcommercio Bari-Bat, che aggiunge: «Grazie a questi dati sarà possibile descrivere le dimensioni dell’illegalità nella maniera più corretta, analizzando come sono cambiati i fenomeni negli ultimi anni». «Purtroppo – aggiunge Leonardo Volpicella, direttore di Confcommercio Bari-Bat – molti casi restano invisibili perché mancano le denunce alle forze dell’ordine. E quindi, come associazione di categoria, ci uniamo all’appello con il quale si invitano tutte le vittime di questi reati a denunciare, anche perché il rischio è che si arrivi ad atti estremi. In Confcommercio troveranno chi potrà darli una mano a fare ciò: tutte le nostre sedi territoriali restano a disposizione degli imprenditori».

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