Può trovarsi una cimice viva in un piatto di riso cotto e termosigillato? E, soprattutto, può spuntare un simile “corpo estraneo” in un pasto che, prima di essere servito, viene letteralmente passato ai raggi X? Ovviamente no, ma c’è chi sostiene che la circostanza si sia verificata nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Bari-Palese, dove la refezione è curata da Ladisa Ristorazione. Immancabili il video, divenuto virale nelle chat, e le fotografie, riprese anche da una parte della stampa. Ma, in questa vicenda, c’è più di qualcosa che non torna.
I chiarimenti
Innanzitutto, qualche chiarimento. I pasti destinati agli ospiti del Cara sono impiattati singolarmente con un sistema dotato di scanner che rileva la presenza di eventuali corpi estranei nella pietanza. Ragion per cui è molto difficile, se non impossibile, trovare nel piatto cimici o altro che non rientri tra gli ingredienti usati dai cuochi. Altra precisazione doverosa: nel video viene ripreso un pasto che, sulla pellicola che lo sigilla, porta la data del 3 luglio scorso. Ebbene, né in quella data né successivamente alla Ladisa Ristorazione è pervenuta una sola contestazione in merito al confezionamento e alla distribuzione dei pasti. Queste, infatti, sono le uniche due attività alle quali l’azienda con sede nella zona industriale di Bari provvede direttamente. Non rientrano nella sua competenza, dunque, attività come la pulizia o la disinfestazione dei locali utilizzati per l’attività di smistamento o di preparazione delle pietanze destinate agli ospiti del Cara. Pur non essendo titolare del servizio di pulizia, il 29 agosto scorso i vertici di Ladisa Ristorazione hanno inviato alla società che gestisce il Cara una richiesta di disinfestazione dei locali utilizzati per lo smistamento e la preparazione dei pasti destinati agli ospiti, dopo che in quegli stessi ambienti era stata segnalata la presenza di insetti.
I “misteri”
Nella vicenda, però, non mancano aspetti difficilmente spiegabili. In primo luogo, come anticipato, appare poco plausibile che in un pasto cotto e termosigillato con film pelabile possa trovarsi un insetto vivo: le alte temperature e la mancanza di ossigeno all’interno del piatto impedirebbero a qualsiasi essere di sopravvivere. In più, la pavimentazione che si nota nel video non è quella del centro cottura di Ladisa Ristorazione né del Cara: un dettaglio che alimenta dubbi sulla genuinità del filmato. Infine, anche la tempistica è sospetta: pur risalendo al 3 luglio scorso – data dopo la quale, vale la pena di ricordarlo, nessuno ha contestato alcunché – il filmato è stato divulgato con circa 40 giorni di ritardo, tra l’altro alla vigilia dell’apertura delle offerte economiche per uno dei lotti di gara per l’aggiudicazione del servizio di refezione scolastica a Bari, alla quale Ladisa Ristorazione partecipa. Una circostanza, quest’ultima, che aggrava il danno provocato all’azienda dalla diffusione di un filmato che a molti sembra artefatto. Insomma, le perplessità non mancano. La certezza, invece, è una e la ribadiscono i vertici di Ladisa Ristorazione: «Abbiamo sempre operato correttamente, al Cara come nelle altre realtà dove curiamo la refezione, e la mancanza di contestazioni lo conferma».