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Ucraina, Palmisano: l’arrivo dei profughi è un’opportunità. «Puglia, terra votata all’accoglienza»

Sette milioni di profughi in arrivo in Europa e una macchina organizzativa che piano piano parte in tutta Italia per offrire accoglienza. È uno degli effetti dell’aggressione russa in Ucraina. E della conseguente crisi umanitaria che, per il nostro Paese e per le nostre Regioni, potrebbe aprire nuove opportunità, come spiega il sociologo Leonardo Palmisano,…
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Sette milioni di profughi in arrivo in Europa e una macchina organizzativa che piano piano parte in tutta Italia per offrire accoglienza. È uno degli effetti dell’aggressione russa in Ucraina. E della conseguente crisi umanitaria che, per il nostro Paese e per le nostre Regioni, potrebbe aprire nuove opportunità, come spiega il sociologo Leonardo Palmisano, presidente di Radici future produzioni.

Come ci dobbiamo preparare?
«Le Regioni dovrebbero seguire le indicazioni di Papa Francesco, utilizzando la propria autonomia per creare corridoi umanitari, anche in collaborazione con istituzioni religiose come Caritas».
L’Europa può agire compatta?
«Al momento no perché le normative dei diversi Stati sono diverse. Noi siamo ancora legati alla legge Bossi-Fini che vincola il permesso di soggiorno al lavoro. Questa crisi potrebbe essere l’opportunità di andare oltre».
Cosa potrebbe rappresentare l’arrivo dei profughi ucraini?
«Una grande occasione per le nostre Regioni. Possiamo finalmente costruire un percorso di integrazione sociale e lavorativa».
In che modo potrebbe cambiare l’accoglienza?
«Potrebbe diventare qualcosa di stabile. L’Ucraina è un Paese giovane, da noi arriveranno ragazzi, famiglie, bambini. La loro permanenza in Italia potrebbe favorire la crescita demografica di un Paese, e di un continente, ormai mediamente molto vecchi».
In questo senso la crisi umanitaria potrebbe essere favorevole per la Puglia, l’Italia e l’Europa?
«Sicuramente sì. Possiamo approfittare di questa tragedia per costruire un percorso di integrazione sociale. Gli ucraini potrebbero fare qui da noi ciò che gli italiani hanno fatto fra la seconda metà dell’Ottocento e la prima del Novecento in Sud e Nord America. Potrebbe finalmente nascere una forma di integrazione intra europea».
Anche perché l’Ucraina ha molto in comune con l’Italia…
«Questo è verissimo, sia dal punto di vista culturale sia religioso. Una città come Bari ha davvero l’occasione di affermarsi come luogo del dialogo fra le religioni. E questo al di là di San Nicola».
Proprio Bari ha accolto tanti popoli, fra i quali gli albanesi arrivati in massa nel 1991…
«Come tutte le città costiere del Mediterraneo, Bari è votata all’integrazione. Il capoluogo perde circa tremila residenti all’anno. L’arrivo di nuovi popoli potrebbe essere solo positivo».
Potrà finalmente cambiare il modo in cui una parte politica italiana giudica le migrazioni?
«Al Sud sicuramente sì. Non sono molto ottimista sul Nord Est del Paese. In generale il Nord Europa non è ancora pronto per cambiare visione».

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