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Ucraina, il presente sospeso di Luba: «Vivo con l’angoscia di seppellire i miei figli» – VIDEO

«I miei figli non vogliono abbandonare la loro casa, è il sacrificio di una vita intera. Non mi allontano mai dal telefono, ho il terrore che arrivi “quella chiamata”». Si confida Luba, donna e mamma ucraina che vive in Italia e ci racconta la storia dei suoi figli che hanno scelto di rimanere a Kiev.…

«I miei figli non vogliono abbandonare la loro casa, è il sacrificio di una vita intera. Non mi allontano mai dal telefono, ho il terrore che arrivi “quella chiamata”». Si confida Luba, donna e mamma ucraina che vive in Italia e ci racconta la storia dei suoi figli che hanno scelto di rimanere a Kiev. A un anno di distanza dall’invasione Russa, questa è la vera storia di chi ha scelto di non abbandonare la propria casa.

Ci racconti la sua storia. Come mai vive in Italia?

«Quando nel 2002 è scoppiata la crisi economica in Ucraina ho perso il lavoro. Sono stata costretta a venire in Italia per guadagnare il necessario e permettere ai miei figli di andare all’università. Non è stata una scelta facile, è stata una scelta di sopravvivenza. Per vent’anni ho vissuto quasi serenamente qui in Italia. Poi è iniziata questa maledetta guerra».

Come mai i suoi figli non l’hanno raggiunta in Italia dopo lo scoppio della guerra?

«Hanno scelto di rimanere nel loro Paese per non perdere la casa e il lavoro. Ma soprattutto, quando è scoppiata la guerra mia nuora era incinta. Era impossibile immaginare spostamenti, era troppo rischioso per il bambino. Nonostante le mie continue richieste di raggiungermi in Italia, la loro risposta non è mai cambiata. I miei figli, insieme a tutti coloro che hanno scelto di restare a Kiev, hanno fatto un atto di grande coraggio e amore per il proprio Paese».

A un anno esatto dall’invasione russa può raccontarci com’è la vita in Ucraina?

«La vita diventa ogni giorno più difficile: intorno c’è distruzione, case sventrate, ospedali e scuole non funzionanti. I miei figli stanno vivendo un inverno davvero difficile senza acqua, senza corrente e senza riscaldamento. Si vive nei rifugi, si studia nelle cantine, al buio e al freddo. Le nostre donne fanno tutto quello che possono per aiutare i nostri militari, dai calzini fatti a mano, alla preparazione di un pasto caldo. Uno dei miei figli abita al 20esimo piano, ogni giorno, per più volte al giorno, sale e scende a piedi con un bambino appena nato. Io ringrazio il mondo intero e l’Italia per l’aiuto veramente indispensabile che da un anno ci forniscono».

Da mamma come vive la distanza con i suoi figli?

«Ho perso il sonno. Dormo davvero pochissimo e sempre con il telefono accanto con la preoccupazione che in ogni momento della giornata può arrivare la brutta notizia. La peggiore che una mamma possa sentire. Devono essere i miei figli a seppellirmi, non io a seppellire loro. Dentro di me c’è solo il vuoto. Ringrazio ogni giorno Dio per la loro sopravvivenza. Io, a distanza, aiuto come posso: ho spedito dei generatori di corrente elettrica, cibo e vestiti caldi».

Poco fa ha accennato alle rete di aiuti provenienti da tutto il mondo. Nella la sua personalissima opinione Zelensky è un uomo di spettacolo o è un uomo del popolo?

«Il nostro Presidente ha scelto di rimanere con la sua famiglia accanto al suo popolo. Ha una grandissima umanità, lui percepisce di cosa il popolo ha bisogno. È la nostra voce. Quando arriverà il primo giorno di vittoria noi piangeremo, non siamo nati per essere i servi di Putin. Abbiamo sempre lottato per la nostra indipendenza e continueremo a farlo. Stiamo pagando un prezzo troppo alto».

Come commenta chi critica la presenza di Zelensky ai grandi eventi nazionali e internazionali?

«Per criticare bisognerebbe conoscere come si vive in Ucraina. Io invito chiunque abbia un solo dubbio di andare a vedere con i propri occhi. Ho visto troppi bambini senza braccia e senza gambe e penso che questo basti».

Come descriverebbe quest’anno con una parola?

«Ne voglio usare due: sofferenza e speranza».

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