I costi di produzione, complici l’impennata delle tariffe energetiche, sono aumentati vertiginosamente e rendono difficile, se non impossibile, restare sul mercato. Per le imprese agroalimentari della Puglia, però, c’è una buona notizia: nei primi tre mesi del 2023 le esportazioni di prodotti agricoli sono aumentate addirittura del 41% rispetto allo stesso periodo del 2022.
A disegnare questo incoraggiante scenario è Coldiretti sulla base dei dati recentemente diffusi dall’Istat. Le vendite all’estero sono spinte soprattutto dai prodotti simbolo della dieta mediterranea come vino, pasta, olio, ortaggi e frutta che si piazzano ai vertici della classifica dei prodotti pugliesi più desiderati oltre confine.
Il re incontrastato dell’export è l’olio pugliese, le cui vendite all’estero fanno registrare un balzo in avanti addirittura del 35%. Ottime performance anche per quanto riguarda frutta e verdura trasformate e conservate: in questo caso le vendite oltre confine fanno segnare un +34% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. E poi c’è la pasta, altro prodotto d’eccellenza del Granaio d’Italia, per la quale si calcola un +22%. Buoni anche i dati che riguardano il vino pugliese. Grazie a ben 38 tra Dop e Igp, la Puglia si posiziona al quinto posto della classifica nazionale dei prodotti certificati, con il comparto dei prodotti agroalimentari che pesa per il 7,3% e quello vitivinicolo per il 92,7.
I problemi, tuttavia, non mancano e Coldiretti li passa in rassegna. «Resta da colmare il pesante deficit produttivo in molti settori importanti, dalla carne ai cereali fino alle colture proteiche necessarie per l’alimentazione degli animali negli allevamenti», precisano innanzitutto i vertici dell’associazione. Poi, per sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia made in Italy, «serve agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture indispensabili per migliorare i collegamenti tra Sud e Nord del Paese». Per l’associazione che riunisce e rappresenta gli agricoltori pugliesi, infatti, è necessario «potenziare i collegamenti marittimi e ferroviari in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo, cogliendo l’opportunità del Pnrr per modernizzare la logistica che ogni anno rappresenta per l’Italia un danno in termini di minori opportunità di esportazione».