Trani, la detenuta incontra l’Addolorata: «Ha perso un figlio, incarna il dolore reale»

Un simulacro che incontra un corpo di carne, un incontro del dolore che segna il percorso rituale della processione del Venerdì Santo. L’incontro tra la Vergine Addolorata e le detenute della Casa di Reclusione di Trani in piazza Plebiscito si è ripetuto anche quest’anno, nella mattinata di ieri.

L’appuntamento del 2023 ha assunto un valore molto più profondo, come spiega il Cappellano del carcere femminile di Trani, don Raffaele Sarno. «Tra quelle donne ve n’era una che da poco ha perso tragicamente un figlio. Sono stati giorni di lacrime, di domande senza risposta, di disperazione. Tutti hanno cercato di esserle vicino in questo dolore incredibile», racconta il sacerdote. La donna, citata da don Raffaele, ha partecipato alla celebrazione del giovedì santo, la messa in Cena Domini. Monsignor Leonardo D’Ascenzo ha lavato i piedi delle detenute e tra queste era presente anche lei. «Stamattina (ieri, nda) è arrivata dinanzi alla porta carraia, sorretta da alcune compagne di detenzione. L’ho subito abbracciata e come tutte si è avvicinata all’immagine dell’Addolorata. Gli occhi bagnati dalle lacrime, solidale in quella sofferenza. Si è soffermata più delle altre, attraversata da chissà quali pensieri e rimpianti. Un dolore muto e impotente», continua don Raffaele nel racconto condiviso anche sui suoi social attraverso i quali di tanto in tanto condivide spunti di riflessione e momenti vissuti nei suoi impegni pastorali tra carceri e Caritas. Il sacerdote è stato ospite dello speciale andato in onda su Rai1 sempre nella giornata di ieri, spiegando quanto sia difficile talvolta strappare i detenuti dal male, dalla scelta del male.

E l’approfondimento sul carcere femminile di Trani ha mostrato tanti volti di donne, madri, impegnate in un percorso di crescita e cambiamento. «Chi si chiude nella difficoltà di accettare la speranza è chi vive un momento di forte lacerazione. Ho parlato con una donna qualche tempo fa che ha due figli piccoli. Suo marito li porta in carcere regolarmente ma mi confidò che la più piccola quasi ha dimenticato il suo volto. In quel momento ho percepito il dolore di chi vede il proprio affetto, il proprio amore, obnubilato, nascosto», prosegue don Raffaele. «La Vergine Addolorata non è il frutto di una devozione astratta e senza tempo, è l’incarnazione della sofferenza in quella madre, come in tutte le madri che nel mondo piangono per i propri figli perduti; ma non un pianto senza speranza, piuttosto gravido di un annuncio che tutti attendiamo, con fiducia, nel mattino di Pasqua».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version