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Tra Puglia e Basilicata in 9mila diranno addio al reddito di cittadinanza: è corsa per la presa in carico degli occupabili

Sono 7.743 i pugliesi occupabili che non percepiranno più il reddito di cittadinanza e che devono essere inseriti nel supporto alla formazione e al lavoro in partenza dopo l’estate. È quanto si evince dalla comunicazione dell’Anpal, l’agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, alle regioni che avevano chiesto di conoscerne il numero dopo le…

Sono 7.743 i pugliesi occupabili che non percepiranno più il reddito di cittadinanza e che devono essere inseriti nel supporto alla formazione e al lavoro in partenza dopo l’estate. È quanto si evince dalla comunicazione dell’Anpal, l’agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, alle regioni che avevano chiesto di conoscerne il numero dopo le polemiche legate alla comunicazione via sms della fine del sostegno. Una evidente richiesta finalizzata a conoscere l’impatto della scelta del Governo sulle amministrazioni territoriali. Si tratta di dati reali, dunque, i primi dopo settimane di polemiche. Quella che emerge è una fotografia che vede il Sud travolto dalla decisione dell’Esecutivo, con il 55 per cento del totale delle persone interessate che risiedono tra Campania, Calabria e Sicilia. Degli oltre sette mila e mezzo pugliesi, meno della metà, 3.178, non sono stati ancora presi in carico da nessun servizio. Sono 4.565, di conseguenza, quelli invece già inglobati in un percorso di inserimento. Va meglio, in proporzione, ai lucani dove dei 1.393 dichiarati occupabili 965 sono già stati presi in carico.

A livello nazionale, sono 112 mila le persone interessate oltre la metà, però, circa 70 mila, è già stato coinvolto in attività di reinserimento, di cui oltre 48 mila con il Gol, il nuovo programma di politiche attive del lavoro promosso dal governo. Il Supporto per la formazione e il lavoro, come spiega il ministero, consiste nella partecipazione a progetti di formazione, di qualificazione e riqualificazione professionale, di orientamento, di accompagnamento verso un nuovo impiego. Durante l’attività i partecipanti percepiranno 350 euro al mese per un massimo di dodici mesi.

I tempi diversi tra Nord e Sud

I dati messi a disposizione delle regioni da parte dell’Anpal raccontano anche le difficoltà che alcune regioni hanno nell’agevolare il reinserimento lavorativo dei percettori del reddito di cittadinanza. In Campania, ad esempio, sono oltre 11 mila coloro che non sono ancora stati presi in carico. Un dato enorme superato solo da quello siciliano: 18 mila.

Se per la regione partenopea, però, la cifra rappresenta il 50 per cento di chi è occupabile e non percepirà più il reddito di cittadinanza, nel caso della Sicilia si tratta di due terzi di coloro che dovrà rinunciare al sostegno. Ad essere stati coinvolti nel reinserimento sono stati “solo” 7.700. Proporzioni che rendono la Puglia e la Basilicata in linea con la media nazionale ma comunque distanti, ad esempio, dalla Lombardia dove poco più del 30 per cento non sono stati ancora presi in carico.

I numeri sono diversi visto il differente impatto della povertà nel Paese e attivare le procedure per migliaia di persone non è la stessa cosa rispetto a poche centinaia. Rappresenta però un ulteriore limite per tutti coloro che vorrebbero lavorare ma non solo non trovano una occupazione e non vedono neanche attivato per tempo un percorso formativo funzionale alla ricollocazione.

Il tutto mentre la forbice tra le competenze dei potenziali lavoratori e quelle più richieste dal mercato continua ad allargarsi.

È di pochi giorni fa l’allarme lanciato da Confartigianato che, in un report, registra come nel 32,4% dei casi l’annuncio di lavoro non riceve candidature e, nel 10,8% delle situazioni, il candidato che si presenta non ha una adeguata preparazione.

Un dramma per tante piccole e medie imprese che hanno difficoltà a trovare professionalità adeguate da inserire in azienda. A Livello nazionale, nell’ultimo anno la quota di lavoratori introvabili sul totale delle assunzioni previste è passata dal 40,3% di luglio 2022 al 47,9% registrato a luglio di quest’anno.

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