La zona industriale di Bari sta conoscendo uno sviluppo importante fatto di investimenti e recuperi di grandi aree come la ex Manifattura dei Tabacchi, l’ex Ilca e le officine Calabrese. Ma basta un giro veloce per rendersi conto dello stato in cui versa l’area, tra discariche a cielo aperto, capannoni abbandonati, carenza di illuminazione, rete fognaria, acqua e segnaletica stradale. Per le aziende già insediate, che nella zona Asi lavorano da anni, si tratta spesso di una quotidiana lotta per la sopravvivenza.
La rete stradale è dissestata in diversi punti, e ai bordi della carreggiata sono spesso presenti accumuli di rifiuti. Il totale abbandono di lotti confinanti con attività produttive già avviate, li trasforma in spazi adibiti a discarica per i rifiuti e rifugio per ogni tipo di animali e, con l’avvicinarsi delle ondate di caldo in una zona potenzialmente a rischio incendi (come successo due giorni fa nell’azienda Chimpex Industriale, dove hanno preso fuoco alcuni capannoni contenenti prodotti chimici). Senza contare la presenza della sede dell’Amiu che genera cattivo odore a diversi metri di distanza dalle altre aziende del circondario.
In zona mancano poi quasi completamente spazi verdi organizzati e servizi come supermercati, farmacie o bancomat sono scarsi o quasi inesistenti, concentrati prevalentemente nelle aree poche commerciali della grande distribuzione. La situazione è disastrosa anche dal punto di vista dei collegamenti: la stazione di Bari Zona Industriale (sulla linea ferroviaria Bari-Foggia) ha sede tra i quartieri Stanic e San Paolo. Il nome potrebbe far pensare che si trovi nella zona industriale, in realtà è ubicata ai margini di tale area. I binari sono due e soltanto il numero 1 offre un percorso senza barriere per garantire una facile accessibilità ai treni da parte di persone con mobilità ridotta. Scarso anche il servizio di autobus cittadini, con fermate che spesso sono ubicate in mezzo al nulla o al degrado.
L’agglomerato di Bari-Modugno è sì attrattivo per le nuove aziende, ma le infrastrutture andrebbero implementate per rendere l’Asi un vero e proprio polo industriale, anche in vista di un suo ampliamento per accogliere altri potenziali investitori: nel corso dei mesi passati sono stati assegnati decine di suoli alle tante aziende che ne hanno fatto domanda, tanto che ci si trova a fronteggiare adesso un problema opposto a quello della mancanza di richieste: i suoli stanno finendo e gli spazi sono sempre più esigui a fronte di un interesse abbastanza importante da parte di aziende e investitori che quotidianamente si affacciano all’Asi anche solo per informarsi sulle possibilità di insediamento.