Sono iniziate ieri mattina alle 5 e concluse nel pomeriggio le operazioni di rimozione del peschereccio rimasto incagliato a circa un miglio dalla costa di Torre San Giovanni, frazione marina di Ugento. «Ci sono voluti 567 giorni, trascorsi tra burocrazia, scongiuri, atti, lettere, incontri, telefonate», racconta il presidente del consiglio Vincenzo Scorrano. La barca probabilmente fu usata per trasportare profughi.
L’arrivo del peschereccio
Era il 16 dicembre 2022 quando l’imbarcazione di grandi dimensioni, lunga 20 metri e di colore blu, vetusta, priva di sigle identificative e arrivata senza persone a bordo, si incagliò spinta dalle onde del mare. All’interno vennero trovati diversi indumenti sia in sovracoperta che nei locali adibiti allo stivaggio ed una notevole presenza di contenitori in plastica per acqua e confezioni di generi alimentari con etichetta straniera, presumibilmente araba. Sulla fiancata dell’unità era presente una scritta persiana, dal significato “Sahar”. Del ritrovamento venne allertata la capitaneria di porto di Gallipoli che informò la procura della Repubblica ritenendo che il peschereccio fosse stato utilizzato come vettore per il trasporto dei migranti. Pertanto, il magistrato di turno rilasciò subito il proprio nulla osta alla distruzione dell’imbarcazione, in quanto le condizioni in cui versava il peschereccio non permettevano una riparazione ai fini della navigabilità e pertanto anche un possibile reimpiego dell’imbarcazione per un eventuale utilizzo da parte di possibili soggetti interessati. Dopo un lungo iter burocratico, l’Agenzia delle Dogane si è occupata dell’affidamento dei lavori per la distruzione del peschereccio, liberando la porzione di litorale interessata alla libera fruizione della collettività.
Il commento del sindaco
Dice Salvatore Chiga, «finalmente, grazie alla serrata collaborazione tra il Comune di Ugento e l’Agenzia delle Dogane, con la capitaneria di porto e l’ufficio locale marittimo di Torre San Giovanni, la società “Ecomar Srl” di Galatina, ha proceduto al recupero del peschereccio e provvederà allo smaltimento. Siamo consapevoli dei disagi causati e ci scusiamo per il ritardo. Come amministrazione abbiamo profuso ogni iniziativa energica finalizzata, in primo luogo, a scongiurare che le spese ricadessero sulle casse dell’ente ed in secondo luogo per far sì che si giungesse quanto prima a questo significativo momento».
L’interesse dei curiosi
L’imbarcazione nel corso della sua permanenza ha suscitato curiosità e interesse, diventando quasi un monumento da fotografare e postare sui social. «Sono sincero, un po’ di nostalgia la sento già. Avevo fatto l’abitudine a quei 20 metri di ferro e ruggine, a quello scafo che quella notte ha turbato la quiete delle nostre coste, introducendo un nuovo capitolo nella nostra storia, fatto di ricerca e di speranza, non di trasgressione e delinquenza, come qualcuno ha sempre pensato di descriverlo», conclude il presidente Scorrano.
Michael
Buongiorno, sarebbe interessante sapere quanto è costata l’intera operazione.