Torre Guaceto, trovate altre 20 tombe dell’età del Bronzo. Si pensa a un museo

«Buone nuove dalla necropoli a cremazione di Torre Guaceto»: così, su Facebook, il Consorzio di gestione della riserva naturale in provincia di Brindisi annuncia il rinvenimento di altre 20 tombe trovate grazie agli scavi archeologici condotti nell’area protetta.

Sale, così, a 35 il numero delle tombe portate alla luce dagli archeologi nell’ambito delle campagne di scavo 2021-2022 condotte nella riserva di Torre Guaceto. I reperti della necropoli a cremazione rinvenuta sotto la sabbia della spiaggia delle conchiglie sono già stati in parte restaurati e ora si pensa alla creazione di un museo.

Altre 15 erano state scoperte con la campagna 2021 che, oltre a portare alla luce per la prima volta la necropoli a cremazione di Torre Guaceto, ha permesso di iniziare a ricostruire i costumi funerari della popolazione che nella tarda età del Bronzo (XIII-XII sec. a.C.) popolava il promontorio della torre aragonese ed aveva allestito il proprio cimitero, poco distante, nell’area dell’attuale spiaggia delle conchiglie.

Il team di archeologi che sta riportando alla luce i reperti è guidato dal professor Teodoro Scarano del dipartimento di Beni culturali dell’Università del Salento, supportato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le Province di Brindisi e Lecce che ha permesso di aprire gli scavi in regime di concessione ministeriale, e dal Consorzio di Gestione di Torre Guaceto, da sempre molto attento e pronto ad investire per la ricostruzione del volto antico della riserva, tanto da essere l’unico Parco italiano ad aver realizzato un proprio laboratorio archeologico.

Il progetto di ricerca, ripreso in mano nel 2019 con la scoperta fortuita delle prime quattro tombe a cremazione affioranti subito sotto la sabbia, vanta diverse collaborazioni sia nazionali, sia internazionali.

«L’individuazione delle tombe e la mappatura di un’ampia serie di evidenze presenti nella stessa area, sul banco di roccia anche al di sotto dell’attuale livello del mare, testimoniano con inusuale chiarezza di come nell’età del Bronzo, la linea di costa e la geografia di questo luogo fossero differenti da oggi, offrendoci dunque l’opportunità di ricostruirne l’aspetto di oltre 3mila anni fa», spiega il professor Scarano.

«Nel prossimo triennio il progetto di ricerca avrà come obiettivi la prosecuzione delle campagne di scavo, ma anche e soprattutto il restauro di tutti i materiali già rinvenuti», aggiunge Rocky Malatesta, presidente del Consorzio di gestione della riserva. «Questo consentirà – aggiunge – il concreto avvio della progettazione di un futuro spazio museale della riserva di Torre Guaceto nel quale illustrare e raccontare la storia più antica della nostra area protetta».

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