Ventidue consiglieri regionali, grazie al voto segreto, hanno provato a ripristinare il Trattamento di fine mandato: una sorta di liquidazione riconosciuta agli stessi rappresentanti politici qualora non dovessero essere più rieletti. La vicenda, però, prima dell’epilogo che ha bocciato il tentativo, si è incastrata con uno degli altri punti all’ordine del giorno della seduta del Consiglio regionale di ieri e cioè la richiesta di un referendum abrogativo per la legge sull’autonomia differenziata da sottoporre al giudizio della Corte costituzionale.
La vicenda
Un corto circuito che per buona parte della riunione ha messo sotto scacco la maggioranza di centrosinistra. Tecnicamente, è stata la richiesta dei consiglieri Napoleone Cera, Joseph Splendido, Antonio Scalera, Gianfranco De Blasi, Giacomo Conserva e Francesco Lanotte, tutti del perimetro delle opposizioni, di anticipare la discussione sul Tfm e di chiedere sia per l’anticipazione all’ordine del giorno, sia per la discussione in sé del provvedimento il voto segreto (che è passato con 22 voti a favore e 16 contrari) ad avviare la querelle. Solo a quel punto tutti i leader del centrosinistra si sono accorti della “trappola”, come l’ha definita il presidente della Regione, Michele Emiliano.
Il voto segreto
Nell’anonimato dell’urna, nessuno avrebbe potuto garantire che alcuni consiglieri del centrosinistra non si sarebbero fatti sedurre dal denaro. Così, è iniziata una seduta dal sapore più psicanalitico che politico. Infatti, l’unico strumento per impedire qualsiasi blitz sarebbe stato l’abbandono dell’aula con la conseguenza del venir meno del numero legale, inficiando l’intera seduta, compreso l’accapo sul referendum. Uno scenario drammatico con molti che già immaginavano la gogna nazionale: «la Puglia dice si all’autonomia per colpa dei privilegi alla casta». Così il dibattito è salito di tono.
Il botta e risposta
Il consigliere indipendente Antonio Tutolo è stato tra i primi a chiedere di «metterci la faccia». Stessa cosa hanno fatto alcuni consiglieri di opposizione, annunciando l’abbandono della seduta come Paolo Pagliaro e i gruppi di Forza Italia e Fratelli d’Italia. Infatti, il centrodestra ha colto l’assist e ha utilizzato il Tfm per difendere la propria legge sull’Autonomia differenziata. A quel punto, tra sospensioni tecniche, mancanza di numero legale e cavilli regolamentari, il governatore ha chiamato i suoi alle “responsabilità”. Pur riconoscendo l’abilità del centrodestra.
«È mio compito – ha sottolineato Emiliano – convocare la maggioranza e capire come uscire da questa trappola». Alla fine, ancora un emendamento di Tutolo, in cui si chiedeva di sopprimere l’intero provvedimento, è passato sempre con il brivido del voto segreto, evitando, forse in modo definitivo, che ai già lautamente pagati consiglieri regionali venisse riconosciuto un tesoretto premio a spese dei pugliesi. Un voto che ha fatto tirare un sospiro di sollievo a tanti, a partire da Emiliano: «La proposta di ripristinare il Tfm non è mai stata nel nostro programma di governo. Io ho lavorato tutta la vita per la dignità della Puglia e del Mezzogiorno ed è stato importantissimo oggi difendere la Regione da scelte come il Tfm che non sarebbero state condivise né comprese dai cittadini», è stato il commento al termine del voto.
