Tari, stangata in arrivo per le famiglie pugliesi. Rincari del 50% dopo il Consiglio di Stato

La Tari rischia di essere la vera sorpresa del 2024 per i cittadini. L’aumento della tassa dei rifiuti potrebbe superare il 50 per cento dopo la sentenza del 6 dicembre che ha annullato la delibera dell’Agenzia di regolazione per energia reti e ambiente alla quale la Regione Puglia si era uniformata. A presentare il ricorso al Consiglio di Stato erano stati alcuni gestori privati di impianti lombardi. Per tentare di bloccare gli aumenti, il consigliere regionale di Forza Italia Paride Mazzotta ha presentato una mozione. La delibera della Regione Puglia aveva l’obiettivo di evitare il rincaro calmierando le tariffe.

Con il suo annullamento e senza un nuovo intervento legislativo dello Stato, i prezzi applicati saranno quelli di mercato, quindi potranno variare da Comune a Comune in base ai contratti con i gestori degli impianti. La tariffa imposta dall’Ager, che prevedeva prezzi calmierati, sarebbe solo un ricordo. «Nel frattempo, però – afferma Mazzotta – non possiamo lasciare soli i sindaci a gestire una situazione così delicata e dobbiamo dare un segnale di vicinanza alle fasce più deboli della popolazione. Per questo, mi appello alla sensibilità dell’assessore al Bilancio affinché si occupi della questione, dando una risposta concreta alle famiglie pugliesi e mi auguro che la mozione trovi la più ampia condivisione da parte dei colleghi in Consiglio regionale». Stando agli ultimi dati raccolti da Cittadinanza Attiva, relativi al 2022, in Puglia si paga già una delle tariffe più alte d’Italia: 402 euro, seconda solo alla Campania (414). Un dato ben distante rispetto alla media nazionale di 314 euro. Brindisi, in particolare, è il terzo capoluogo di provincia in Italia per costi maggiori. Nella città messapica, infatti, sono necessari 464 euro per ottemperare alla tassa.

Fanno peggio solo Catania (594) e Genova (480). Un elemento che emerge in maniera evidente è anche il diverso costo in funzione della latitudine: è nel Mezzogiorno che si paga di più. Una condizione che dopo la sentenza del Consiglio di Stato che impone, di fatto, l’adeguamento delle tariffe all’inflazione, rischia di acuirsi di più, pesando soprattutto sulle fasce più in difficoltà della popolazione pugliese.

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