«Perché non si sfrutta la diga del Pappadai, in provincia di Taranto?». A domandarselo è Coldiretti Puglia in riferimento all’invaso ancora non entrato in funzione e che doveva diventare il punto di raccolta delle acque provenienti dal fiume Sinni, per 20 miliardi di litri a uso potabile e irriguo, a partire dall’invaso di Monte Cotugno in Basilicata. Un’opera idraulica mai utilizzata e di fatto abbandonata che una volta ultimata andrebbe a servire l’Alto Salento, ancora oggi irrigato esclusivamente con pozzi e autobotti. L’associazione di produttori agricoli ha scritto in questi giorni alla Regione chiedendo di ripartire proprio dai progetti lasciati in sospeso.
La siccità, particolarmente violenta quest’anno ma che non lascerà la presa in futuro, a causa dei cambiamenti climatici, rischia di diventare un problema insormontabile per la Puglia. A meno che non si intervenga presto. «È necessario dichiarare lo stato d’emergenza – scrive Coldiretti Puglia al governatore-. Se infatti, la mancanza di acqua ha inaridito i terreni esposti anche al rischio incendio, l’arrivo di temporali e vento forti determina problemi come frane e smottamenti con coltivazioni e allevamenti travolti da una catastrofe climatica che si prefigura addirittura peggiore di quella del 2003 che ha decimato le produzioni agricole».
L’associazione agricola evidenza come la Puglia sia attanagliata anche dalle perdite pari all’89% dell’acqua piovana con conseguenze sull’approvvigionamento idrico. «La siccità sta costringendo gli agricoltori all’irrigazione di soccorso con costi altissimi per il caro gasolio – spiega Coldiretti Puglia – per prendere l’acqua dai pozzi o per rifornirsi con autobotti». Da qui la necessità di intervenire sugli invasi. «Serve subito una rete di quelli piccoli diffusi sul territorio – sottolineano da Coldiretti Puglia – senza uso di cemento e in equilibrio con i territori». Coldiretti con l’Anbi, l’associazione nazionale delle bonifiche, ha elaborato un progetto immediatamente cantierabile per la realizzazione di una rete di bacini di accumulo capaci di raccogliere il 50% dell’acqua piovana. «Si tratta di 6mila invasi aziendali e 4mila consortili – affermano – da realizzare entro il 2030 nei territori sia collinari sia di pianura».
Nel frattempo la siccità grave e perdurante sta costringendo gli agricoltori all’irrigazione di soccorso. «I costi sono altissimi per il caro gasolio – spiega Coldiretti Puglia – per tirare l’acqua dai pozzi e rifornirsi di acqua con le autobotti, anche per abbeverare gli animali nelle stalle, con i pozzi artesiani che stanno franando, mentre altri pozzi a falda superficiale, stanno scomparendo, si stanno prosciugando». Infine gli incendi, anch’essi correlati alle alte temperature delle ultime settimane. «Come se non bastasse -afferma Coldiretti – la Puglia brucia con oltre 940 incendi in 15 giorni (dal 15 al 30 giugno) da sud a nord della Puglia – insiste Coldiretti Puglia – in una estate segnata da una siccità che non si registrava da anni che sta devastando campi e colture, dopo una primavera che si è classificata come la sesta più calda di sempre sul pianeta a livello climatologico facendo registrare una temperatura media sulla superficie della terra e degli oceani addirittura superiore di 0,85 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo».