«Vorrei augurare buon Natale a Taranto. In questi mesi sto imparando a conoscerla e ad amarla. La città come i grandi centri del Mezzogiorno paga lo scotto di tanti problemi, primo fra tutti quello ambientale e occupazionale. Noi non possiamo ignorare la complessità delle problematiche né tantomeno vivere il Natale mettendo tra parentesi tutto ciò che viviamo sulla nostra pelle. Natale è più che mai il tempo propizio per ribadire la prossimità della Chiesa alle famiglie, vicinanza che si sperimenta nelle proprie comunità parrocchiali». Ad affermarlo è monsignor Ciro Miniero, da pochi mesi nuovo vescovo della diocesi di Taranto, nel suo messaggio augurale per il Natale.
Miniero entra nel merito del significato del Natale in quella che è la sua nuova comunità. «Sono piacevolmente colpito della bellezza del Natale tarantino, vorrei che i miei auguri giungessero alla comunità diocesana, a tutti coloro che risiedono in questo bellissimo angolo di Terra Jonica – ha sottolineato il vescovo. Ogni anno la chiesa prepara il memoriale della venuta del figlio di Dio con il tempo di avvento. È un’attesa gioiosa perché certa di un arrivo, di un compimento. Immergendosi nel mistero dell’Incarnazione del Verbo, noi ci riferiamo in prima battuta a qualcosa che è già avvenuto. Allora perché prepararci? Perché attendere? Ecco la semplicità della mia costatazione che non sminuisce però la necessità di celebrare il Natale. Il Signore è venuto, è venuta la Luce ma ci sono tante tenebre che non l’hanno accolta (cfr Gv 1,10). Al mistero di amore vi è una chiara opposizione. Il profeta direbbe: le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni (cfr Is 60, 2). Ed è così palese che descrivere qui guerre, emergenze, bisogni e catastrofi, paradossalmente, apparirebbe ridondante e addirittura retorico. Il cristiano però ha il dovere di vivere e di annunciare il Natale, come evento salvifico che si rivolge innanzitutto alla propria coscienza. Vivere il Natale è imparare a farsi carico dell’istanza natalizia».
Monsignor Miniero invita a vivere la verità del Natale, attuando pace e fratellanza. «Gli uomini devono tornare a scuola di umanità da colui che è vero Dio e vero uomo», sottolinea il vescovo di Taranto. «Nel mentre quindi contempliamo il presepe siamo chiamati ad entrarci, ad abitarlo, così come il Verbo entra nella nostra umanità e ivi pone la sua tenda. Non spettatori di un carosello romantico ma protagonisti di una conversione che comincia su invito di un Dio che allunga la sua manina di bimbo verso di noi».