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Taranto, nel carcere “Magli” c’è la pet therapy per i detenuti con disagio psichico

Firmata la convenzione per portare la pet therapy nel carcere Carmelo Magli di Taranto. Per Carlo Martello di Confcooperative si tratta di una «risposta semplice e importante per chi vive la detenzione in condizioni di estrema fragilità». «Non è la soluzione dei tanti e gravi problemi di cui soffre il carcere di Taranto, ma certamente…

Firmata la convenzione per portare la pet therapy nel carcere Carmelo Magli di Taranto. Per Carlo Martello di Confcooperative si tratta di una «risposta semplice e importante per chi vive la detenzione in condizioni di estrema fragilità».

«Non è la soluzione dei tanti e gravi problemi di cui soffre il carcere di Taranto, ma certamente una risposta semplice e importante a chi vive drammaticamente la detenzione carceraria per una situazione personale di elevata fragilità». Sintetizza così il proprio entusiasmo, pur ancorato alla realtà, il segretario generale della confcooperative Carlo Martello per la firma della convenzione che introdurrà la pet therapy nel carcere di Taranto in favore dei detenuti portatori di disagio psichico, sottoscritta dalla direzione della casa circondariale, dal dipartimento di salute mentale dell’Asl, dalla Confcooperative, dal Wwf, dall’Arpec, dall’Oipa e dalla cooperativa Kratos.

Giovanni De Vincentiis, presidente del locale Wwf e figura chiave dell’iniziativa, mette in risalto l’importanza della pet therapy ricordando che questa attività ha ottenuto il riconoscimento come cura ufficiale con il decreto del Presidente del consiglio del 28 febbraio 2003 e che può essere espletata solo da professionisti che abbiano seguito corsi specifici oppure master erogati esclusivamente dalle università. «La stessa fondazione Veronesi- spiega De Vincentiis – si è espressa in modo lusinghiero sulla pet therapy, espletata con importanti risultati in favore di pazienti oncologici, anziani affetti da alzheimer, ragazzi vittime di bullismo, carcerati e tutte le persone che faticano a comunicare perché affette da deficit cognitivi o motori. I cani – conclude – sono una chiave preziosa per entrare in contatto con un mondo altrimenti inaccessibile. L’accademia di istruzione e cultura cinofila Dobredog ci rammenta che il carcere ha, tra i suoi obiettivi riconosciuti, anche la rieducazione, il recupero e la promozione del reinserimento sociale: per queste ragioni la presenza dei cani può concorrere a umanizzare la pena in un ambiente spesso difficile, in virtù di relazioni gratificanti e consistenti, capaci di far riemergere nei detenuti risorse e sentimenti spesso dimenticati nell’ambiente penitenziario». Questo quindi l’impegno assunto da tutti i firmatari ai quali, e in particolare alla direzione del carcere e al Dipartimento di salute mentale dell’Asl va riconosciuta la grande sensibilità verso gli ultimi che popolano la casa circondariale di Taranto.

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