Taranto, il restauro della parete meridionale del Castello Aragonese svela la storia angioina

È stato completato con sorprendenti risultati di elevato interesse storico il restauro della parete meridionale della corte interna del Castello Aragonese. I particolari e l’annuncio della prosecuzione dei lavori sono stati illustrati ieri mattina nella sala Celestino V dal comandante Interregionale Marittimo Sud, ammiraglio di squadra Vincenzo Montanaro che ha ribadito «intervenire sul patrimonio storico fa parte della missione della Marina Militare».

Presenti l’ammiraglio Francesco Ricci, curatore del Castello Aragonese dal 2007 promotore del restauro e dell’apertura alle visite gratuite, Francesca Romana Paolillo che ha fatto il punto della situazione sul progetto di ricerca e valorizzazione archeologica del Castello a cura della Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo, e Lucio Pierri che ha parlato delle prospettive delle attività dell’associazione “Amici del Castello Aragonese”.

La scoperta

«Un risultato inaspettato – ha dichiarato Ricci – abbiamo scoperto che non solo la facciata ma l’intero corpo di fabbrica appartiene al castello Svevo Angioino. Il progetto di valorizzazione archeologica è stato finanziato dal Mibact per un importo pari a due milioni e settecentocinquantamila euro. I lavori di restauro andranno avanti». I lavori proseguono sotto la direzione tecnica di Marigenimil e quella scientifica della soprintendenza nazionale per il patrimonio subacqueo. L’intervento di restauro della parete esterna rientra nell’ambito di un progetto integrato di scavo stratigrafico, consolidamento strutturale, restauro dei resti antichi e interventi di valorizzazione per la fruizione dei resti archeologici venuti alla luce nel corso dei lavori come la cava di età arcaica e i resti murari di età ellenistica, bizantina, normanna e pre aragonese e gli ipogei funerari riutilizzati come insediamenti rupestri.

La campagna di scavo

«Iniziamo con una campagna di scavo archeologico – annuncia Paolillo – per giungere alla conoscenza delle stratigrafie della città antica e medievale che devono essere alla base di ogni intervento di restauro, valorizzazione e fruizione dei complessi monumentali. Partiamo con gli scavi delle antiche cucine al di sotto del torrione di san Cristoforo e sicuramente avremo dei risultati importanti perché il Castello Aragonese è ricchissimo di elementi appartenuti ad una storia millenaria. I dati che otterremo insieme a tutto ciò che è stato già acquisito dal 2003 ad oggi ci aiuteranno a definire un progetto di valorizzazione che porteremo avanti con la Marina Militare».

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