Taranto, il Comune può chiedere i danni ai responsabili del dissesto. Dopo 20 anni nuova sentenza della Cassazione

Per il dissesto delle casse, il Comune potrà avanzare richiesta di risarcimento. Lo ha stabilito nei giorni scorsi la cassazione che ha ribaltato la sentenza della Corte d’appello.

Una sentenza che arriva a quasi vent’anni dall’inizio della lunga vicenda giudiziaria seguita alla dichiarazione di dissesto del Comune di Taranto del 2006. Il nuovo capitolo sancisce un principio importante sulla responsabilità di chi amministra gli enti pubblici, anche alla luce del buco finanziario che per lunghi anni ha pregiudicato e condizionato le scelte di sindaci e giunte.

La terza sezione civile ha ribaltato la pronuncia di Appello della sezione tarantina che nel 2020 aveva rigettato la richiesta di risarcimento avanzata dal Comune, basandosi sull’errato presupposto della carenza di prova di reato. I supremi giudici hanno respinto i ricorsi di ex amministratori e dirigenti dell’ente e accolto in pieno il ricorso dell’avvocato Stefano Caffio per conto del Comune. Nel 2008 il tribunale penale di primo grado condannò l’ex sindaca Rossana Di Bello, il suo vice Michele Tucci e sette dirigenti per falso, per aver approvato bilanci dal 2000 al 2004 contenenti dati contabili non veritieri e li condannò anche a risarcire il Comune. Nel 2010 la Corte d’appello ribaltò la sentenza assolvendo tutti. Nel 2012 la cassazione ha annullato quel verdetto, stabilendo un nuovo processo d’appello, al termine del quale nel 2014, il reato fu dichiarato prescritto mantenendo la condanna civile al risarcimento. Nel 2017 nuovo passaggio in cassazione e da lì una causa civile in Corte d’appello di Lecce. Quest’ultima, nel 2020, ha respinto la domanda risarcitoria del Comune, ma anche quell’ultimo verdetto è stato cancellato dalla cassazione, che ora stabilisce il diritto dell’ente ad essere risarcito.

Secondo la cassazione, le condotte accertate rappresentavano in ogni caso un illecito civile meritevole di risarcimento, nonostante la prescrizione del reato. La sentenza, dunque, consentirà all’ente di chiedere un risarcimento del danno (stimato all’epoca in 500 milioni di euro dall’avvocato Pasquale Annicchiarico, costituito parte civile per il Comune). «Al di là della possibilità e della volontà di procedere alla richiesta di risarcimento – dice il sindaco Rinaldo Melucci – questa sentenza ci restituisce un riconoscimento sacrosanto: avevamo ragione a continuare nella nostra azione di tutela dell’istituzione comunale. Abbiamo posto un caposaldo, grazie alla difesa portata avanti dall’avvocato Caffio, ossia che vi è stata un’amministrazione illecita delle finanze dell’ente. Responsabilità, quest’ultima, che pesa interamente su quei partiti di centrodestra che oggi, invece, tentano goffamente di riscoprirsi puristi».

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