Sono 2.500 gli allevatori, gli agricoltori e i pescatori scesi in piazza a Bari questa mattina con Coldiretti Puglia per un presidio contro la guerra che affossa anche l’economia.
Il corteo è diretto in Piazza Libertà, davanti a Palazzo di Governo dove saranno ricevuti dal Prefetto di Bari, Antonia Bellomo, perché non riescono più a coprire i costi per il balzo dei beni energetici che si trasferisce a valanga sui bilanci delle aziende.
«Se il caro petrolio spinto dall’invasione dell’Ucraina costringe le barche a rimanere in banchina e a fermare i trattori, le ritorsioni della Russia colpiscono i mezzi di produzione, a partire dai concimi, obbligando i coltivatori a tagliare i raccolti mentre sanzioni ed embarghi bloccano i commerci, sconvolgono i mercati e favoriscono le speculazioni», spiega Coldiretti in una nota.
In Piazza Libertà è allestita una stalla con mucche e vitelli a rischio estinzione a causa dell’impennata dei costi dei mangimi alimentata dalla guerra, con l’Ucraina che garantiva il 20% delle importazioni italiane di mais. Ma c’è anche una barca con il pescato locale che resterà solo un ricordo se non rientreranno i prezzi del gasolio, consentendo ai pescherecci di uscire in mare, evitando che le tavole dei pugliesi siano invase da pesce straniero.
Numerosi i cartelli di protesta “Putin facciamo la pace, “Mettete i fiori nei vostri cannoni”, “Fermiamo la guerra dei prezzi”, “No alla guerra che aumenta la fame”, “Svuotiamo gli arsenali e riempiamo i granai”, “Non ci ha fermato il Covid, ci provano gli speculatori”, “Il latte delle nostre mucche è la vostra colazione”, “Non possiamo produrre in perdita”, “Draghi aiutaci tu”.
Con la guerra in Ucraina è a rischio il 53% del mais necessario per l’alimentazione degli animali nelle stalle a cui è necessario garantire la sopravvivenza.










